lunedì 8 agosto 2016

CAPOLAVORI a VILLA LA QUIETE

Capolavori a

Villa la Quiete

Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in Mostra

Si è inaugurata a cura di Cristiano Giometti e Donatella Pegazzano, fino al 30 ottobre 2016, la prima mostra del percorso museale di Villa la Quiete, complesso monumentale sulla collina di Castello, di proprietà della Regione Toscana, ma gestito dal Sistema museale dell’Università di Firenze.

L’esposizione, temporanea, prelude all’apertura definitiva del percorso museale, prevista per la primavera del 2017, con il riallestimento delle stanze dell’Elettrice Palatina: qui sarà collocata la porzione più consistente della quadreria presente nella villa.

La Quiete è una villa che sorge a nord-ovest di Firenze, a poca distanza dalla Petraia. Citata come ”podere” nella prima portata al catasto fiorentino (1427), fu acquistata nel 1432 da Niccolò da Tolentino per poi passare a Pierfrancesco di Lorenzo
de’ Medici ed essere assegnata da Cosimo I all’Ordine dei cavalieri di Santo Stefano nel 1561. L’ultimo dei commendatori che si avvicendarono nell’amministrazione della villa fu il cardinale Carlo de’ Medici il quale, nel 1627, vendette lo stabile alla madre, Cristina di Lorena.
La granduchessa si dedicò con passione alla trasformazione della Villa commissionando, tra l’altro, a Giovanni di San Giovanni l’affresco con la  Quiete che pacifica i venti per il soffitto della galleria del primo piano. Nel 1650, Ferdinando II vendette l’intero complesso a Eleonora Ramirez de Montalvo che aveva da poco fondato la comunità laica delle Ancille Minime della Santissima Trinità, per curare l’educazione delle giovani di nobili famiglie fiorentine. Sin dal loro insediamento, le Montalve godettero della protezione delle donne più illustri di casa Medici: dapprima Maria Vittoria della Rovere, moglie di Ferdinando II, che si occupò della costruzione della chiesa della Santissima Trinità, e poi dell’Elettrice Palatina, Anna Maria Luisa de’ Medici, che si fece allestire un appartamento privato affrescato da Benedetto Fortini e un gran giardino all’italiana. Mentre le Montalve de La Quiete rimasero ininterrottamente nella villa sin dal tempo del loro insediamento, le loro consorelle di città nel 1794 passarono al monastero camaldolese di Sant’Agata in via San Gallo a quello domenicano di San Jacopo di Ripoli, lasciandolo definitivamente nel 1886 quando l’edificio di via della Scala fu trasformato in una caserma militare. Con questo trasloco sono giunte a La Quiete le pale d’altare, paramenti e le suppellettili sacre che costituiscono un patrimonio di storia e arte stratificato nei secoli.

Opere esposte:

Sposalizio mistico di Santa Caterina e Santi è una pala dipinta da Ridolfo del Ghirlandaio (1483-1561), destinata all’altare di sinistra della chiesa secolare del monastero delle domenicane di San Jacopo di Ripoli a Firenze.
Al di sopra dell’opera, montata all’interno di una semplice edicola in pietra serena, si trovava la lunetta robbiana raffigurante l’Incredulità di san Tommaso.
Questo e il secondo altare con l’Incoronazione della Vergine e Santi furono commissionati all’artista dalla ricca famiglia fiorentina degli Antinori che finanziò largamente il rinnovamento del monastero nel primo Cinquecento. Si tratta di una composizione dalla quale emerge la notevole influenza che in questi anni Raffaello ebbe su Ridolfo.

I Santi Onofrio, Cosimo, Damiano, Sebastiano, olio su tavola di Ridolfo del Ghirlandaio, dovettero appartenere in origine a due complessi realizzati in tempi diversi all’interno della chiesa di Ripoli. Ѐ probabile che la coppia formata dai Santi Onofrio e Sebastiano (1504-1505) sia stata dipinta da Ridolfo nei primi anni del Cinquecento, mentre i Santi Cosma e Damiano, i tradizionali santi medicei, potrebbero risalire agli anni 1515-1519, coincidenti con il ritorno al potere dei Medici.
Crocifisso (1505-1510), legno dipinto e Santa Maria Maddalena e suora domenicana
1525-1526, olio su tavola.
Questo tipo di opere, dove scultura e pittura si integrano non era insolito nel cinquecento. In questo caso intorno al più antico Crocifisso di Baccio da Montelupo (1469-1537), risalente ai primi anni del Cinquecento, sono state dipinte, intorno al 1525-1526, da Michele Tosini (1503-1577) allievo di Ridolfo del Ghirlandaio, una Santa Maddalena e una monaca domenicana inginocchiate ad adorare il crocefisso.
Sposalizio mistico di Santa Caterina e Santi (1525-1526), olio su tavola.
La pala è frutto della collaborazione tra Ridolfo del Ghirlandaio e il suo allievo Michele Tosini. Ѐ probabile che si trattasse di un’opera realizzata per un altare interno al monastero, anziché per la chiesa secolare.

Scuola di san Marco, San Domenico Sec. XVI, prima metà, olio su tela.
Il dipinto, inedito, è riferibile ad un artista appartenente alla scuola pittorica che si sviluppò nel corso della prima metà del cinquecento nel convento di san Marco a Firenze, luogo al quale furono legate per molti anni le domenicane di San Jacopo di Ripoli, che si avvalsero infatti di artisti legati a quella cultura figurativa.
 Nel rappresentare il santo l’artista si basò su quella che era considerata la sua più antica immagine, ovvero quella dipinta nella seconda metà del Trecento nel Capitolo di San Domenico a Bologna.

Pittore fiammingo, Madonna con Bambino e un donatore sec. XVI, prima metà, olio su tavola.
Il dipinto è una presenza alquanto eccezionale all’interno del complesso delle opere conservate alla Villa La Quiete, dove infatti non si annoverano altre immagini appartenenti alla cultura artistica nordica. Riferito plausibilmente alla cerchia di Gerard David (1460-1523), il quadro potrebbe essere una testimonianza dei rapporti che sappiamo intercorsi tra il monastero e il Nord –Europa, grazie alla presenza, nei locali ad esso annessi, di un importante stamperia, frequentata anche da editori nordici.

Sandro Botticelli e bottega, Incoronazione della Vergine 1500, tempera su tavola.
Come ricorda Giorgio Vasari, l’Incoronazione della Vergine fu realizzata da Sandro Botticelli e dalla sua bottega per la chiesa di San Francesco (poi San Lorenzo, oggi Sant’Andrea a Cennano) di Montecchi. L’affinità compositiva con la Pala di San Marco, risalente al 1492 (Firenze, Uffizi), fa propendere per una datazione intorno al 1500. Dopo diversi passaggi, sappiamo che nel 1810, con le soppressioni napoleoniche, l’Incoronazione fu portata  nella chiesa di San Jacopo di Ripoli a Firenze. Quando il monastero di via della Scala venne acquistato dallo stato e trasformato in caserma militare, le Montalve si trasferirono nel convento della Quiete e trasportarono nella villa anche il dipinto con tutto il loro patrimonio artistico.


Maria Paola Forlani


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