giovedì 19 marzo 2020

GIO PONTI


Gio Ponti.

Amare l’architettura

Amate l’architettura, la antica, la moderna.
Amate l’architettura per quel che di fantastico, avventuroso e solenne ha creato – ha
Inventato –
con le sue forme astratte, allusive e figurative che incantano il nostro spirito
e rapiscono i nostri pensieri, scenario e soccorso della nostra vita.
Gio Ponti, Amate l’architettura, 1957


Architetto, designer, art director, poeta, critico: Gio Ponti è stato un artista a 360 gradi che ha attraversato quasi integralmente il XX secolo, segnandone profondamente il gusto, rispecchiandone le istanze più significative e anticipando molti temi dell’architettura contemporanea.
A quarant’anni dalla sua scomparsa, il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo dedica a questa figura d’eccezione una grande retrospettiva, che ne studia e ne comunica, a partire dal racconto della sua architettura, la poliedrica attività, sintesi unica e originale di tradizione e modernità, storia e progetto, cultura d’élite e vivere quotidiano.

La mostra, il cui titolo Gio Ponti. Amare l’architettura echeggia quello del suo libro più noto, Amate l’architettura, nella scenografica Galleria 5 del MAXXI, aperta fino al 13 aprile 2020, a cura di Maristella Casciato, Fulvio Irace e Salvatore Licitra (responsabile del Gio Ponti Archives).

La mostra presenta materiali archivistici, modelli originali, fotografie, libri, riviste, classici del desing strettamente collegati ai suoi progetti architettonici e organizzati in otto sezioni che evocano concetti-chiave espressi dallo stesso Ponti.
 L’allestimento è immersivo e scenografico e suggerisce l’idea dello spazio del maestro: fluido, dinamico, colorato. Già nella lobby del museo, il visitatore viene accolto da una potente installazione di grandi stendardi in Alcatara, sospesi negli spazi a tutta altezza di Zaha Hadid, che riproducono facciate stilizzate di grattacieli ed evocano lo skyline di una mai vista città pontiana.

Uscendo dagli ascensori che conducono alla Galleria 5, al terzo piano, la riproduzione del giallo fantasticousato per la pavimentazione della rampa trasporta subito il visitatore all’interno del grattacielo pontiano più famoso: il Grattacielo Pirelli a Milano.

Prima dell’ingresso in Galleria, il progetto fotografico di Thomas Demand  racconta gli eccezionali modelli di edifici verticali conservati dall’archivio CSAC e presenti in mostra.
 All’interno della Galleria, la sezione Verso la casa esatta ripercorre il tema della casa, centrale nella ricerca di Ponti per la definizione di uno spazio consono alla vita moderna: ed ecco le prime Domus tipiche milanesi, i progetti per La casa adatta esposti a Eurdomus nel 1970 e, soprattutto, la sintesi di tante riflessioni portate avanti nel tempo dall’architetto: il suo appartamento in via Dezza a Milano.

Il percorso continua con un focus sugli Classicismi progettuali che Ponti ha avuto nel corso degli anni Trenta, quando importanti committenze hanno dato vita a progetti importanti a scala urbana, come la Scuola di Matematica di Roma, 1934, o i due Palazzi Montecatini a Milano, del 1936 e del 1951.

La relazione osmotica tra architettura e natura è esplorata in Abitare la Natura, dove trovano posto i progetti realizzati lungo le coste del Mediterraneo (Villa Plancart a Caracas (1953 – 57) o l’Istituto italiano di cultura di Stoccolma del 1958, lavori che attestano anche la caratura internazionale ormai raggiunta dall’opera di Ponti.


L’architettura è   un cristallo è l’aforisma che celebra l’idea planimetrica della forma chiusa, finita, che dà vita a una pianta sfaccettata come un cristallo.
Questa sezione raccoglie alcune grandi opere come Denver Art Museum  e la chiesa di San Carlo Borromeo a Milano, ma anche progetti su piccola scala, a sottolineare la disinvoltura tutta portiana nel passare dalla dimensione urbana a quella del desing, all’interno di un’unica, coerente e integrata concezione del progetto.

Esposti i disegni delle posate per Christofle, le ceramiche per Marazzi, le maniglie per Olivari, i lavabi per Ideal Standard, la sedia
Superleggera di Cassina e persino il modello della Carrozzeria per un’automobile di una linea non a caso chiamata Diamante.

Leggerezza e smaterializzazione degli alzati caratterizzano la sezione Facciate leggere, con la Cattedrale di Taranto (1970), il Grande Magazzino de Bijenkof a Eindhoven, i Palazzi per i Ministeri di Islamabad. La mostra si chiude con quella stessa suggestione inedita con cui si è aperta, ossia la città pontiana, fatta di grattacieli che si sviluppano in altezza e riducono l’occupazione di suolo per lasciare spazio al verde.

Questa immagine emerge con forza nelle sezioni Apparizioni di grattacieli e Lo Spettacolo della Città,, ospitate proprio laddove il MAXXI di Zaha Hadid più ravvicina alla sua città, ovvero a ridosso della grande vetrata che chiude la Galleria 5 del Museo per aprirsi verso il panorama della Roma del Novecento.



Accanto ai grattacieli e alla città, a dimostrazione di un pensiero che spazia senza soluzione di continuità dal contesto urbano all’ambiente domestico, si trova la reading room, che richiama l’interno della casa in via Dezza, con la riproduzione del pavimento ceramico realizzato per l’occasione da Ceramica DE Maio e la presenza degli arredi disegnati da Ponti.


M.P.F.

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