lunedì 12 ottobre 2020

Il ritratto dell'amore

 

Raffaello


Il ritratto dell’amore

<<Fu Raffaello persona molto amorosa et affezionata alle donne, e continuando i diletti carnali, egli fu dagli amici, forse più che non gli conveniva, rispettato e compiaciuto>>

Con questo celebre passo Vasari sintetizza un atteggiamento nei confronti del genere femminile che alimenterà leggende e racconti sulla personalità del Sanzio, al punto che si finirà addirittura per attribuire la causa della sua morte a un eccesso amoroso. La sensualità delle figure muliebri di Raffaello è una costante di tutta la sua produzione artistica e si ritrova anche in un’esigua, ma significativa raccolta di versi da cui è tratto il passo di questa terzina, tolta da una delle sue cinque poesie: <<Quando fu dolce el giogo e la catena / De’ tuoi candidi bracci al col mio vol(ti), che sciogliendomi io sento mortal pen(a) >>.

Questo slancio poetico, al di là della qualità petrarchesca dei versi appena citati, rivela una sensibilità identica a quella che attraversa alcuni capolavori del maestro, fra i quali i più celebri sono tradizionalmente riferiti all’unico amore che il mito di Raffaello ci abbia consegnato. Per la verità, sappiamo che nella vita del Sanzio ci fu certamente anche un’altra donna. È ancora una volta il solito bene informato Giorgio Vasari che, ricorda come <<avendo Raffaello stretto amicizia con il cardinale Bibbiena, costui lo tormentò per anni per dargli moglie e così accettò per donna una nipote di detto cardinale>>. Dalle parole dell’ecclesiastico aretino, si capisce che l’artista si dispone benevolmente nei confronti di Maria Dovizi, la nipote del porporato, perché, verosimilmente, il rapporto con lei avrebbe facilitato l’ingresso dell’artista nella nobiltà romana. Tuttavia è chiaro che non doveva essere questo il leggendario amore di Raffaello, ossia quella donna che la tradizione ci ha consegnato come “la fornarina”.


Di Margherita Luti, figlia di un fornaio senese, però l’unica notizia certa riguarda una notula pubblicata nel 1897 da Antonio Valeri che riferisce di una tale <<Madama Margherita vedoa figliola del quodam Francesco Luti di Siena>> che, il 18 agosto 1520, venne ospitata nel conservatorio del monastero romano di Santa Apollonia in Trastevere. Il che diede corpo alla leggenda che “la Fornarina” – ammesso che forse Margherita Luti – avrebbe preso i voti dopo la scomparsa di Raffaello. Solo che il fatto stesso che la donna venga definita <<vedoa>> pone seri dubbi sulla possibilità che si tratti della donna di Raffaello; a meno di non supporre un matrimonio tenuto segreto per non dispiacere il cardinal Bibbiena e sfruttare così i vantaggi sociali che potevano derivare dal legame con Maria Dovizi. Certo è che l’dentità dei personaggi ritratti nei due capolavori noti come
La velata, conservata a palazzo Pitti a Firenze, e la cosiddetta Fornarina di palazzo Barberini a Roma che si riferiscono, per tradizione, a Margherita Luti, è del tutto aleatoria. Del resto – a ben guardare – le due donne non si somigliano neppure, ma se la prima è assai vicina alla modella che prestò il volto alla Madonna Sistina (il che lascia presupporre un forte interesse per la donna), della seconda non si potrà negare una sensualità e una carica erotica che sono davvero prorompenti e da riferirsi, incontestabilmente, alla sfera sentimentale di Raffaello che appone la sua firma sul ricco bracciale “alla schiava” indossato dalla “fornarina”. Schiava d’amore, ovviamente.

Un aspetto che è stato da poco sottolineato nella recente mostra per il cinquecentenario della scomparsa del grande artista, grazie all’accostamento dell’opera con la bella
Venere accovacciata degli Uffizi (I secolo d.C.) che esibisce in modo sensuale il bracciale che fascia l’omero destro. In definitiva, però, al di là dell’identità delle due donne, che rimane comunque un mistero, i due capolavori si possono considerare un doppio “ritratto dell’amore” che rappresenta gli ideali erotici del grande maestro.

Quasi si trattasse delle immagini dei due concetti speculari dell’eterno femminino: la Venus Urania e la Venus pandemones; ossia, rispettivamente immagine di amore spirituale (
La Fornarina) e carnale (La velata).

 

M.P.F.

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