martedì 25 giugno 2019


L’Arte di costruire un capolavoro:

La Colonna Traiana



Più lo si contempla [il Foro Traiano], più sembra

 un miracolo: chi sale all’Augusto Campidoglio

scorge un’opera che è al di sopra del genio umano.

( Cassodoro, Varia, VII, 6 )




“ L’arte di costruire un capolavoro: la Colonna Traiana”è il titolo della mostra che le Gallerie degli Uffizi dedicano al celebre monumento innalzato nel cuore di Roma nel 113 d.C. dal primo imperatore di origini iberiche, Traiano, per celebrare la conquista della Dacia.

L’esposizione, aperta fino al 6 ottobre nella Limonaia Grande del Giardino di Boboli a Firenze, è basata sull’analisi approfondita dei documenti storici, archeologici e iconografici e racconta l’opera in modo inedito, rivisitandone la vicenda costruttiva con criteri rigorosamente filologici. Si spiegano dunque le tecniche impiegate per estrarre i ventinove giganteschi blocchi di marmo nelle cave delle Alpi Apuane; le soluzioni ideate per condurli fino al porto di Luni, imbarcarli sulle navi marmorarie e scaricarli al porto fluviale sul Tevere; il metodo adottato per trascinarli fino all’area dei Fori, nella quale era allestito il cantiere.


Come commenta il curatore della mostra Giovanni Di Pasquale “ la Colonna Traiana, espressione dell’abilità artistica dell’uomo, come altri monumenti dell’antichità deve però essere inquadrata anche all’interno delle conoscenze tecniche e scientifiche che ne permisero la realizzazione. La sua costruzione non è che il coronamento di un’impresa che comincia ben più a nord di Roma, una cava sulle Apuane poi denominata di Fantiscritti, luogo privilegiato per l’estrazione di quel marmo lunense che era stato scelto per abbellire monumenti e edifici della capitale e di altre località dell’impero. Le conoscenze che hanno permesso di portare a compimento tutte le fasi di quell’impresa, mai registrate in forma scritta, sono svanite con la fine della civiltà che le misero in atto. Tuttavia, il dialogo tra fonti letterarie, archeologiche, epigrafiche, iconografiche e numismatiche permette di ricomporre, almeno in parte, i pezzi di quella straordinaria avventura”.


Caratterizzata da una complessità architettonica e ingegneristica del tutto rivoluzionaria per il periodo, la Colonna Traiana è espressione degli elevatissimi livelli raggiunti dalla civiltà romana nell’arte del costruire.



Tra gli obiettivi della mostra vi è anche quello di contribuire a colmare una lacuna scientifica sull’argomento, in quanto, sebbene il repertorio decorativo del monumento sia stato nel tempo studiato a fondo, finora non è stato esaminato con altrettanta attenzione il processo di realizzazione.


Come sottolinea il direttore delle Gallerie degli Uffizi Erike Schmidt, “ Anche se molti altri frammenti di quell’immenso universo architettonico che fu il Forum Ulpium sono presenti nella collezione delle Gallerie degli Uffizi, i due Daci, sentinelle di porfido poste a guardia dell’accesso a Boboli forniscono la prova più evidente del destino che lega il Giardino alla Colonna Traiana e al suo mito. Nessun altro contesto se non il giardino di Boboli (esso stesso, del resto, una sorta di traduzione rinascimentale degli horti imperiali che circondavano Roma), sembra più adatto a far rivivere la fortuna e la fama di un monumento che da sempre è stato sentito come paradigma della gloria della Città Eterna”.



L’originaria pertinenza del marmo dell’Opera del Duomo a quel ciclo di statue di Daci prigionieri di dimensioni poco superiori al vero che ornavano il Foro traianeo sembra comprovata anche dal recente rinvenimento in loco di teste di pileati che presentano strettissime analogie dimensionali e formali con i barbari fiorentini. Benchè l’ipotesi di un riutilizzo del marmo antico già al XIII secolo appai suggestiva e perfettamente compatibile con il gusto e le pratiche di bottega arnolfiana, non si può, però, escludere l’eventualità che la testa possa essere stata aggiunta quando il marmo era stato destinato, nel corso del XVI e XVII secolo, a decoro dei giardini di via Valfonda, prima, che degli Orti Oricellari, poi.
È possibile, infatti, che l’originaria testa duecentesca, troppo malridotta, possa essere stata sostituita con quella attuale per dar vita a una figura di prigioniero molto amata nelle raccolte di antichità dell’epoca. Era, ad esempio, probabilmente destinata a una statua di analogo soggetto l’imitazione cinquecentesca in basanite di una testa di Dace pileato trovato nel secolo scorso nel quartiere fiorentino di Campo di Marte, dove era forse posta a decoro di uno dei giardini delle ville presenti all’epoca nella zona.




Al centro del percorso della mostra vi sono i modelli in scala della Colonna Traiana e delle macchine impiegate nella costruzione. È inoltre possibile ammirare una ricca selezione di reperti originali, con prestiti eccezionali da oltre 20 musei sono rilievi, mosaici, strumenti scientifici, parti di macchine da cantiere, e un prezioso arazzo che raffigura Traiano mentre discute con Apollodoro di Damasco, autore del progetto della Colonna.


“Imponente e solenne”, commenta il Direttore del Museo Galileo Paolo Galluzzi, “la Colonna Traiana domina l’omonimo Foro da quasi due millenni. Eppure tra la massa sterminata dei visitatori che da secoli sostano ammirati davanti al monumento, è esiguo il numero di coloro che si interrogano su come sia stato possibile erigere quella poderosa struttura con i mezzi tecnici a disposizione delle maestranze del tempo. Per questo abbiamo ritenuto opportuno porre al centro del progetto espositivo la ricostruzione della straordinaria avventura dell’edificazione di quel monumento, in modo tale da far risaltare l’impegno, la sapienza tecnica e il lavoro degli uomini che resero possibile quel conseguimento.”



La mostra, progettata dalle Gallerie degli Uffizi e dal Museo Galileo, è curata da Giovanni Di Pasquale con la collaborazione di Fabrizio Paolucci. Catalogo Giunti.



Maria Paola Forlani

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