martedì 22 dicembre 2020

Il volto di Maria e il volto di San Francesco

 

Il volto di Maria e il volto di san Francesco di Cimabue ad Assisi


 

Se fosse possibile trovare un Francesco d’Assisi con una verosimiglianza nella pittura all’immagine del Santo reale, se questo nostro sforzo dovesse cioè avere il senso di rintracciare una fototessera o una memoria del volto, sicuramente dovremmo guardare al Francesco dipinto da Cimabue. Non so se questo pensiero mi sia venuto ponendo attenzione alle cose che si studiano quando si guardano le opere di Cimabue o se invece sia dovuto alla presunzione della fedeltà a un’immagine e la capacità di restituirla nella pittura siano più probabili in chi è più vicino cronologicamente al soggetto che dipinge.

A distanza di poco più di sessant’anni dalla morte del Santo, avvenuta nel 1226, il primo pittore che ci lascia un’immagine di Francesco d’Assisi è certamente Cimabue. Mentre le altre immagini – Margaritone d’Arezzo o i pittori ancora più antichi – rimangono comunque legate a una iconografia bizantina, in cui si vede sì la volontà di definire la realtà in modo più preciso, ma si sente anche la strettoia della natura nella ricerca stilistica più formale della scuola orientale Quando noi guardiamo la Madonna con bambino tra gli angeli e San Francesco della Basilica inferiore di Assisi, vediamo un uomo che è senza barba, che ha un’espressione sofferta e intensa e notiamo due orecchie a sventola che non possono essere state dipinte senza che l’autore ne avesse una nozione di rispondenza fisiognomica. Cimabue, infatti, avrà sicuramente incontrato qualcuno che conosceva il Santo e gli avrà chiesto informazioni, notizie utili per dipingere un volto simile al vero.


Mentre il gruppo pittorico principale, che racchiude la Vergine al centro e gli angeli, è composto da figure fortemente idealizzate che appartengono a una dimensione celeste e ultraterrena, con lineamenti regolari e abiti splendenti, anche soltanto lo spazio ristretto che il pittore lascia a Francesco indica la dimensione dell’umiltà, della misura, della volontà di far capire il senso delle proporzioni tra cose terrene e cose celesti che Francesco custodiva dentro di sé. Il risultato dal punto di vista spaziale è una dimensione pittorica eccentrica, perché, Cimabue, per lasciare spazio a San Francesco, è costretto a spostare a sinistra il gruppo principale; ma è eccentrica anche nel passaggio di linguaggio che si avverte nei tratti dei personaggi, poiché Francesco, con il suo volto magro e quella forma così particolare, indica un realismo opposto all’idealismo della Madonna e degli angeli. Ecco perché molta della critica ritiene che tra le raffigurazioni di Francesco la più corrispondente alla realtà sia di Cimabue. Le altre, di un Francesco giovane, dai lineamenti estremamente regolari, e prive del curioso particolare delle orecchie a sventola (come si vede nell’Omaggio dell’uomo semplice o nel Dono del mantello o nella Rinuncia degli averi delle storie francescane, rappresentano senz’altro più una figura dell’anima che non l’immagine reale.

Il volto di Cimabue, invece, con gli orecchioni, con la faccia smagrita, sembra essere il primo ritratto realistico forse della storia, in opposizione a una Madonna che, pur essendo anch’essa figura terrestre, è ormai assunta in cielo e, per forza di cose, naturalmente idealizzata.


M.P.F.

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