giovedì 10 dicembre 2020

Lotte e Ruth Jacobi

 

Lotte e Ruth Jacobi, le sorelle dell’avanguardia tedesca.


 

 Due sorelle, una famosa e l’altra no. Ma insieme Lotte Jacobi (1899-1995), lei sotto i riflettori, e Ruth Jacobi (1899-1995) sono le protagoniste della scena berlinese quando nel 1931 aprono il loro studio sulla Kurfürstendamm. La mostra, che le celebra, fino al 2021 all’Accademia tedesca a Roma ‘Villa Massimo’, finalmente entrambe, è un’occasione per ammirare la ricchezza del loro lavoro, dai ritratti agli stili life, dei reportage alle fotografie sperimentali. Nel 1927 Lotte aveva ereditato lo studio del padre, aveva frequentato corsi della Scuola tecnica superiore per la fotografia a Monaco e subito aveva volato alto ritraendo Albert Einstein, Klaus ed Erika Mann, Käthe Schmidt Kollwitz e Lote Lenya.


Ruth la raggiunge poco dopo. Racconta questa storia di amore e rivalità familiare anche una ricca corrispondenza.

Johanna Alexandra Jacobi nacque il 17 agosto 1896 a Thorn in Germania (ora Torun in Polonia), da Maria e Sigismund Jacobi.


Johanna veniva chiamata Lotte (diventato poi nome d’arte) dalla sua famiglia e dai suoi amici più stretti. Jacobi crebbe in una famiglia di fotografi, dove il primo a iniziare questo percorso fu suo nonno, il quale era stato allievo di Louis Daguerre, l’inventore della fotografia moderna. Jacobi iniziò a fotografare già in tenera età utilizzando una macchina fotografica regalata da suo padre, anche egli fotografo.


Jacobi non studiò solo fotografia, infatti i suoi primi studi si concentrano sulla cinematografia all’università di Monaco. Successivamente studiò fotografia all’Accademia Statale Bavarese.

Nel 1916 Jacobi sposò il giovane Fritz Honig. A un anno del matrimonio nacque il primo e unico figlio della coppia, John, ma poco dopo la sua nascita la coppia si separò.

Dopo la morte del padre, dal 1927 fino al 1935 Jacobi continuò a lavorare nello studio familiare di fotografia a Berlino.


Con l’inizio del periodo nazista nel 1935 Jacobi e suo figlio si trasferirono dalla madre di Lotte a New York negli Stati Uniti d’America. Durante la sua permanenza a New Yotk nel 1940 Jacobi si risposò con Erich Reiss, uno scrittore tedesco che era stato imprigionato in Germania nel 1938 ed era poi emigrato negli Stati Uniti. Il matrimonio durò fino alla morte di Reiss nel 1951.




Jacobi coltivò la sua passione per la fotografia anche in America aprendo uno studio fotografico, dove ebbe la fortuna di poter fotografare grandi artisti, scienziati, leader politici.

Jacobi oltre a fotografare personaggi famosi, fotografava immigrati molto spesso europei, come del resto era stata lei.


Nel 1955 Jacobi si trasferì nel New Hampshire con il figlio, spostando anche il suo studio di fotografia. Continuò ad avere molti visitatori e divenne a sua volta mentore per molti giovani fotografi.

Jacobi fotografava spesso uomini e donne famosi del suo tempo, ma con il passare degli anni prese uguale piacere nel fotografare bambini in strada nella città, fino a fotografare e a incuriosirsi delle famiglie nelle zone rurali del New Hampshire.


Lotte Jacobi morì il 6 maggio 1990, all’età di 93 anni, in una casa di riposo nel New Hampshire.

Le fotografie di Jacobi sono notevoli per la loro intensità e per la loro qualità, rivelata nei visi dei suoi soggetti.



Jacobi sarà intenzionata a trasmettere con la sua macchina fotografica la personalità, la storia, le emozioni dei suoi soggetti, al contrario di quello che fanno molti fotografi, ovvero esprimere ciò che provano loro stessi attraverso la fotografia.



Il modo di fotografare di Jacobi consiste nel fatto che dopo aver trovato l’angolazione giusta insieme alla luce, si impegna a trovare quali siano gli atteggiamenti che fanno parte della vita quotidiana dei suoi soggetti, aspettando fino a quando essi si sentano a proprio agio dimenticando la presenza della macchina fotografica.


Jacobi sperimentò anche altri modi di fare fotografia tanto da appassionarsi alla Photogeics, una tecnica fotografica che consiste nell’esporre carta fotosensibile alla luce per creare immagini astratte.



M.P.F.

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