martedì 23 febbraio 2021

Arte al Femminile Rosa Bonheur

 

Rosa Bonheur (1822 – 1899)


Arte al femminile

Un fenomeno affascinante è quello della vita della pittrice, Rosa Bonheur, che operò in Francia, trascese il dominio maschile e la nazionalità per diventare pittrice di maggior successo del secolo. Dal suo primo abc della composizione, Rosa mostrò il proprio amore per la pittura di animali, tanto che tenne un vero e proprio serraglio completo nel proprio appartamento – la capra favorita doveva essere trasportata giù per sei rampe di scale dai fratelli, per farle prendere una boccata d’aria. Suo padre era un seguace di Saint Simon e quindi <<un apostolo entusiasta dell’umanità>>, a cui Rosa sentiva di dovere <<la grande e orgogliosa ambizione che ho concepito per il sesso a cui mi vanto di appartenere e in cui mi manterrò indipendente fino al mio ultimo giorno>>.


Quando le chiesero perché non si era mai sposata, la sua risposta fu: <<Que voulez vous’ j’ai préferè conserver mon nom>>. Amava vedere scorrere il denaro (<<ho tutta l’intenzione di guadagnare una buona quantità della “vile moneta”, perché è soltanto con questa che puoi fare ciò che ti piace>>). Verso la fine della sua vita, pensò che i suoi critici potevano dimenticare tutto di lei, tranne il fatto che era una donna. Fu presidente onorario della Società delle donne pittrici e scultrici, ma riteneva che in linea di principio, uomini e donne avrebbero dovuto competere fra loro nelle mostre e spartire equamente gli onori. Gli onori di Rosa Bonheur furono molti e quello a cui ella attribuiva maggior valore, la croce della Legion d’onore, fu per la prima volta dato a una donna nel 1864. L’imperatrice Eugenia, allora reggente: <<avevo desiderato che l’ultimo atto della mia reggenza fosse dedicato a mostrare che ai miei occhi il genio non ha sesso>>.

Il femminismo proprio della Bonheur era abbastanza chiaro. Fumava sigarette e si tagliò i capelli corti. Benchè avesse diversi abiti ufficiali che era costretta ad infilarsi quando veniva convocata a corte, ella di solito indossava camicia e calzoni, un privilegio per il quale aveva dovuto richiedere uno speciale permesso alla polizia. Ella, sebbene ammettesse di essere una grande ammiratrice di George Sand, come scusa per l’abbigliamento esteriore, addusse le esigenze del suo lavoro fra gli animali.


L’eccentricità della Bonheur e il suo successo professionale, ne fecero un bersaglio per i soliti travisamenti e ridicolizzazioni, e fu solo quando si cominciò a leggere le sue brillanti e spiritose lettere, che fu vista nella sua completezza, di persona e di pittrice. Attraverso la biografia intima di Anne Klumpke, scritta su incarico dell’artista e pubblicata subito dopo la sua morte, ma un’interpretazione della <<grande e buona Rosa Bonhheur>> era certamente necessaria. Rosa stessa disse che nessun uomo avrebbe potuto scrivere la sua biografia. E in effetti, come si può essere sicure che le donne stesse capiscano la passione e la purezza del suo rapporto con Nathalie Micas e con Anna Klupke? Rosa e Nathalie erano state amiche sin da ragazzine; si racconta che il padre di Nathalie, sul letto di morte le benedisse entrambe e le esortò a stare sempre insieme. La madre di Nathalie visse con le due donne e le loro lettere mostrano quanto esse nutrissero affetto l’una per l’altra.

Non tutti della famiglia di Rosa approvarono quella intima relazione, benchè come Rosa fa notare, se ne fosse andata di casa per sposarsi, nessuno avrebbe avuto a ridire. Ed essa afferma, senza mezze parole, che se fosse stata un uomo avrebbe sposato Nathalie, ed <<essi non avrebbero potuto inventare tutte quelle stupide storie. Avrei potuto creare una famiglia, avere dei bambini che avrebbero ereditato da me e nessuno avrebbe avuto il diritto di protestare>>. Ella mette anche fine ad ogni tipo di speculazione con la secca affermazione: <<Sono una pittrice. Mi sono guadagnata da vivere onestamente. La mia vita privata non riguarda a nessuno>>.

Nathalie fu una compagna esemplare e a modo suo, una donna interessante, come si può affermare sulla base delle sue lettere e degli aneddoti su di lei. Una storia è particolarmente curiosa, ma anche triste. Nathalie inventò uno speciale freno per treni e Rosa costruì un campo di prova vicino al loro castello, e il freno funzionò perfettamente. Rosa raccontò che le sembrava ancora di udire l’applauso della piccola folla radunata – ma Nathalie non riuscì mai a far comprare ad alcuno il brevetto <<perché il progetto è venuto fuori da un cervello femminile>>. Pochi anni dopo, Rosa riferisce seccamente che alcune piccole modificazioni erano state apportate al progetto da un inglese, che poi lo vendette alle ferrovie, per una somma considerevole. Si potrebbe scrivere un libro sulle donne inventori non riconosciute!


Dopo la morte di Nathalie, avvenuta nel 1875, Rosa ebbe una fase di depressione e solo quando la giovane pittrice americana Anna Klumpke andò a trovarla per fare un ritratto, ritrovò interesse per il suo castello, per la sua pittura e per la storia leggendaria, della sua vita. Con la spontanea prepotenza dell’amante vecchia, famosa e appassionata, Rosa Bonheur reclamò per sé Anna Klumpke, insistendo nel 1898 perché abbandonasse la propria carriera e andasse a vivere con lei. Le ingiunse di scrivere prima di morire e poi progettò che Anna venisse sepolta vicino a lei e a Nathalie. Speriamo che in paradiso, dove Rosa era convinta che un giorno sarebbe stata insieme all’adorata madre e alla sorella di lei, a Nathalie con la rispettiva Anna (presumibilmente assieme alla madre e alla sorella di lei) non esista gelosia. Come ordinò che venisse scritto sulla sua tomba <<L’amitiè c’est l’affection divine>>. (L’amicizia è la malattia divina).


M.P.F.

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