lunedì 13 novembre 2017

ACHILLE CALZI

Tra Simbolismo e Liberty: Achille Calzi


Con la mostra “Tra Simbolismo e liberty: Achille Calzi, aperta al MIC – Museo internazionale delle Ceramiche di Faenza fino al 18 febbraio del 2018 (catalogo Gli Ori), si è concluso un lungo lavoro di ricerca condotto da Ilaria Piazza, direttrice del museo, attraverso un fondo donato dagli eredi dell’artista nel 2013 al MIC e da numerose raccolte pubbliche e private.

L’esposizione, a cura di Ilaria Piazza e Claudia Casali, rappresenta il punto d’arrivo di un importante lavoro antologico su un artista cardine della storia culturale e della produzione simbolista e liberty del nostro paese, purtroppo prematuramente scomparso interrompendo, così, la sua instancabile ricerca stilistica.


Achille Calzi (1873 – 1919), personalità poliedrica e ricettiva, artista a tutto tondo, portavoce delle nuove istanze della modernità, fu figura importantissima non solo per la vita culturale di Faenza e della corrente liberty italiana, ma artista attivo nella produzione e innovazione della ceramica applicata all’architettura e all’industria ceramica in Italia.


Discendente da generazioni di artisti e maiolicari, fu pittore, disegnatore, direttore della Pinacoteca, del Museo Civico e della Scuola di Disegno e plastica di Faenza, storico dell’arte e docente, collaborò con la manifattura faentina Fratelli Minardi nel 1903 e fu direttore per le fabbriche Riunite Ceramiche (1905-09) dove progettò, oltre a ceramiche d’uso, anche ceramiche per l’architettura, camini da salotto, piastrelle per esterni divenuti simbolo di un cambiamento linguistico e artigianale.

Calzi incarna la moderna figura dell’artista progettista, facendosi interprete del principio modernista dell’arte in tutto, attraverso le numerose collaborazioni con le principali manifatture faentine attive nei settori della ceramica, dell’ebanisteria e dei ferri battuti e nell’impiego profuso nel campo della grafica. A questo si aggiunge la multiforme ricerca nelle arti figurative, dalla decorazione al “bianco e nero”, dalla pittura da cavalletto alla caricatura, dove recepisce alcune delle più avanzate tendenze artistiche nazionali e internazionali.

Se da un lato le visioni macabre, intrise di suggestioni misteriosofiche ed esoteriche, segnano l’adesione al Simbolismo, dall’altro il suo linguaggio pittorico accoglie sperimentazioni d’impronta divisionista. Tra riferimenti locali e influenze internazionali si colloca l’attività di caricaturista e di autore di immagini satiriche, dove Calzi manifesta anche il proprio sentimento patriottico nella serie di cartoni realizzati sul finire della Prima guerra mondiale a sostegno del fronte interno.

Aggiornato sulla vita culturale del suo tempo, grazie, anche, ai numerosi viaggi all’estero, ebbe molteplici rapporti con artisti, letterati e musicisti importanti come Pelizza da Volpedo, Adolfo de Carolis, Arturo Martini, Gisuè Carducci, Alfredo Oriani, Gabriele D’Annunzio e Riccardo Zandonai.

Nella ceramica Calzi ripropone alcuni temi cari fin dal primo periodo giovanile, come il raffinato volo di farfalle o il teschio che fuma la pipa, oppure si concede ancora suggestioni pienamente liberty nel motivo della danzatrice, influenzata nella posa da un’opera grafica di Aleardo Terzi. I due vasi con rilievi plastici a forma di leone sono rispettivamente dipinti con figure classicheggianti e personaggi della commedia dell’arte, che proprio in quegli anni iniziano a godere di una rinnovata fortuna artistica grazie al contenuto del teatro russo in Italia.

Negli esiti più originali Calzi giunge a ricerche che preludono ai successivi sviluppi dell’Art Déco. Gli andamenti sinuosi del Liberty, attraverso i linearismi dello Jungendstil secessionista, vengono come raggelati in sintetiche stilizzazioni formali e in geometri patten decorativi, ricavati dall’alternanza del bianco e nero o dalla combinazione di accese policromie. Mentre il repertorio iconografico si compone di mascheroni, gufi, pigne e griffoni, in una mescolanza eterogenea di corrispondenze, in cui convivono echi popolari, accostamenti al mito e all’antica Grecia, ermetiche simbologie allusive al mondo massonico ed esoterico.

Calzi tocca i vertici della sua arte negli ultimi capolavori che precedono la precoce scomparsa: nel grande vaso del Trionfo, rilettura in chiave modernissima dell’arte classica, e nei tre piatti raffiguranti le Aquile, la Gorgona e la Chimera realizzati per essere donati a Gabriele D’Annunzio, alla vedova di Cesare Battisti – immortalato come martire della patria anche in uno dei suoi cartoni di guerra -, al musicista e compositore Riccardo Zandonai.

Il 19 dicembre del 1919 l’artista muore improvvisamente a seguito di una breve e straziante malattia.
La prematura scomparsa di Calzi interrompe un percorso artistico, che era giunto a preludere il nascente Déco. Con lui la città perde, inoltre, uno dei più alti interpreti dell’arte e della cultura, a cui si era dedicato per tutta la vita con spirito indipendente e battagliero, all’insegna di quella visione esteticamente globale, che in lui riconosce un indiscusso maestro.



Maria Paola Forlani

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