giovedì 10 maggio 2018

IL TEMPIO DI SAN BIAGIO


Il Tempio di San Biagio

Dopo Antonio da Sangallo

Storie e Restauri


La celebrazione del V centenario dell’edificazione del Tempio di San Biagio a Montepulciano, uno dei più celebri capolavori dell’architettura rinascimentale italiana realizzato su progetto di Antonio da Sangallo il Vecchio (1455 – 1534) dal 1518 al 1548, ha offerto l’occasione per rivisitare e riproporre l’arredo interno originale della chiesa realizzato a partire dall’ultimo quarto del Cinquecento, con le nuove regole emanate dal Concilio di Trento in materia di apparato liturgico e di arte sacra, che poi sarà in gran parte asportato durante il restauro neorinascimentale del monumento avvenuto a partire dagli anni ottanta dell’Ottocento.

Il complesso architettonico con il Tempio a pianta centrale e l’adiacente Canonica, costruiti in blocchi di travertino delle vicine cave di S. Albino, è stato oggetto di numerosi studi, che sottolineano l’uso sapiente e armonico degli ordini, dei partiti architettonici e delle proporzioni classiche in un rapporto dialettico tra uomo, architettura e paesaggio. Alla morte del Sangallo (1534) i lavori continuarono con la costruzione della cupola tra il 1543 e il 1545, mentre il primo campanile fu concluso solo nel 1564 ed il secondo resta ancor oggi incompiuto.

L’ambizioso progetto architettonico, nacque a seguito di eventi miracolosi accaduti nell’aprile del 1518 e fu realizzato grazie alla raccolta di offerte dei cittadini e dei devoti. Il tempio fu consacrato nel 1537, ma gli altari, pensati da Sangallo con un prospetto architettonico sobrio, furono solo in parte realizzati come li aveva previsti il famoso architetto, e rimasero incompiuti ed a lungo privi di dipinti.

L’evento espositivo vuole porre l’attenzione su questo capitolo poco conosciuto delle vicende di San Biagio: la storia dimenticata dell’arredo interno del tempio, realizzato tra la fine del Cinquecento, al tempo della Controriforma, e il primo Seicento, con l’affermazione del barocco. L’attuale, classica, configurazione interna risale, infatti, al recupero ‘purista’ di fine Ottocento con gli altari ricostruiti in stile cinquecentesco sull’esempio dell’unico che è stato ritenuto eseguito su disegno originale del Sangallo nella prima metà del Cinquecento (il primo del braccio sinistro con il dipinto dell’Annunciazione).Il  progetto di rinnovamento interno coinvolse i sei altari laterali con un ornato esuberante di volute, stemmi e putti in stucco dipinto e dorato, racchiusi entro l’arcata a rosoni e le tele in essi ospitate.
A questo intervento, che modificava in modo radicale gli spazi rinascimentali, contribuirono in maniera determinante alcune celebri casate (Corvini, Contucci, Nobili, Ricci e Lupacci), cui fu assegnato il patrocinio delle cappelle e degli altari. Nobili famiglie poliziane legate in prevalenza all’ambiente artistico romano e fiorentino, come dimostrano le tele degli altari e i dipinti murali che campeggiano nella zona presbiterale.

Dagli anni settanta dell’Ottocento, sull’onda di un rinnovato interesse per la storia e l’architettura del monumento dopo l’unità d’Italia, si giunse ad elaborare un progetto di ripristino neorinascimentale nel quale ebbe una parte determinante l’architetto senese Giuseppe Partini. A seguito di una sua proposta San Biagio divenne monumento nazionale nel 1878 e, gli inizi degli anni ottanta, fu oggetto di una prima fase di pesanti lavori demolitivi. Solo negli anni novanta, infine, si giunse alla ricostruzione delle mense in travertino e dei dossali, a seguito della quale le grandi tele eseguite al ‘prestito’, nel 1904, di dipinti provenienti dai depositi delle Gallerie fiorentine, poi restituiti nel 1973.


La mostra, curata da Laura Martini e Riccardo Pizzinelli,  presenta anche una sezione documentaria che ospita immagini, dipinti, incisioni, piante e prospetti dell’interno, prima della distruzione degli altari rinnovati nel tardo XVI e nella prima metà del secolo XVII, nonché documenti legati al loro abbattimento e alla costruzione dei nuovi altari dal disegno composto e misurato per ripristinare la scansione euritmica dell’architettura rinascimentale.

L’esposizione caratterizzerà l’intera annata del V centenario fino al 4 novembre 2018.

Maria Paola Forlani





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