venerdì 16 agosto 2019

Fili D'Oro e Dipinti di Seta

FILI D’ORO E DIPINTI DI SETA
Velluti e ricami tra Gotico e Rinascimento


Nella storia della conversione religiosa di Francesco d’Assisi, figlio di un ricco mercante di stoffe, Pietro di Bernardone, il momento culminante della sua pubblica rinuncia all’eredità paterna e a un destino agiato, nel 1206, fu la decisione di privarsi pubblicamente delle ricercate vesti che indossava. Al suo gesto eclatante, che fece adirare il padre, corrispose quello prontamente compiuto dal vescovo Guido, che usò il proprio piviale per coprire la nudità del giovane, esprimendo simbolicamente la protezione della Chiesa accordata al nuovo convertito. Mirabilmente tradotto in figura da Benozzo Gozzoli nella chiesa di San Francesco di Montefalco, la pregnante gestualità dell’episodio fa leva di fatto sull’importanza narrativa e simbolica attribuita all’abbigliamento profano di Francesco, assurto a simbolo di una vita da lasciare alle proprie spalle, e su quello, altrettanto ricco ma espressione di contesto ben diverso, del piviale, indumento riservato alla dignità episcopale e manifestazione figurata del caritatevole intervento ecclesiastico.

La mostra “Fili d’oro e dipinti di seta. Velluti e ricami tra Gotico e Rinascimento” al Castello del Buonconsiglio di Trento, a cura di Laura Dal Prà, Marina Carmignani, Paolo Peri (catalogo Edizione Castello del Buonconsiglio), aperta fino al 3 novembre 2019, racconta la storia dei tessuti sacri attraverso quadri e preziosi velluti e ricami tra Quattro e Cinquecento.
Piviali in luminoso velluto, pianete scintillanti di oro e d’argento, rare dalmatiche con ricami in fili di seta variopinta, preziose stoffe fiorentine e veneziane dai molteplici ornati, oltre al alcuni importanti dipinti sacri di Altobello Melone, Michele Giambono, Francesco Torbido, Rocco Marconi, e i due magnifici dipinti del misterioso Maestro Hoogstraeten, raccontano l’affascinante storia dei preziosi manufatti tessili eseguiti tra la seconda metà del XV secolo e primi decenni del XVI secolo in Italia e nell’Europa del Nord. Si tratta di capolavori in velluto con ricchi ricami in seta e oro prodotti presso centri che all’epoca assicuravano un assoluto grado di perfezione tecnica e formale, come Firenze, Venezia e Milano. Tra questi vi è il preziosissimo parato di papa Nicolo V del Museo del Bargello di Firenze, commissionato nel 1450 dalla città di Siena e donato al pontefice in occasione della canonizzazione di San Bernardino, ma anche il cappuccio del piviale del Castello sforzesco di Milano, appositamente restaurato per l’occasione e decorato con un ricamo per il cui disegno preparatorio è stato fatto il nome del grande Botticelli.

Dopo oltre cinque secoli, affiorano capolavori inediti che testimoniano influssi derivanti da diverse tradizioni tessili, approfondite grazie agli specialisti che hanno collaborato all’iniziativa, comprendendo anche esempi che denunciano la circolazione di manufatti importati da grandi centri di produzione transalpini tramite gli intensi scambi commerciali tra la penisola italiana e i fiorenti mercati delle Fiandre e della zona del Reno e il desiderio di sfarzo dei più facoltosi committenti.
La mostra “Fili doro e dipinti di seta. Velluti e ricami tra Gotico e Rinascimento” è la prima iniziativa che approfondisce questa particolare categoria di lussuosi tessuti ricamati ancora presenti nelle aree dell’intero arco alpino, a suo tempo creati sia per la committenza religiosa che laica ma sopravvissuta fino ad oggi alla lungimirante attività di conservazione della Chiesa e alla passione di molti collezionisti.
Grazie a queste testimonianze artistiche viene valorizzata una produzione di opere che, pressochè sconosciuta ai più, si rivela preziosa per comprendere l’altissimo livello raggiunto dalle botteghe di tessitori e ricamatori italiani al “tramonto del Medioevo” anche grazie all’introduzione di innovative soluzioni imprenditoriali. Nelle più belle sale del Castello del Buonconsiglio sono esposte una quarantina di paramenti sacri, oltre a una selezione di dipinti su tavola che ne illustrano funzioni e fogge, in parte presenti nelle collezioni del museo e in parte ottenute in prestito da parrocchie, da Musei diocesani e da istituzioni prestigiose di tutta Italia
M.P.F


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