lunedì 13 luglio 2020

PIRANESI ROMA BASILICO


Piranesi Roma Basilico


Fino al 22 novembre, Palazzo Cini di Venezia ospita Piranesi Roma Basilico, un’affascinante mostra
 che pone a confronto la città antica delle incisioni piranesiane con la città contemporanea immortalata dal fotografo milanese. Curata da Luca Massimo Barbero con la collaborazione dell’Archivio Gabriele Basilico, l’esposizione celebra il fascino di Roma e insieme la grandezza dei due artisti, lasciando emergere complicità e differenze

Quando realizzò le prime Vedute di Roma, Giambattista Piranesi (1720 – 1778) aveva solo venticinque anni: dopo un apprendistato nella capitale sotto la guida di Giuseppe Vasi, un soggiorno a Napoli per studiare l’arte barocca e un breve rientro a Venezia, sua città natale, si era definitivamente stabilito a Roma nel 1745, aprendo una bottega da incisore in via del Corso.
In quei primi mesi da lavoratore in proprio non riceveva molte commissioni, e così le sue giornate erano scandite da lunghe passeggiate per le strade antiche e immense della capitale, esplorazioni in cui poteva ammirare l’Arco di Tito, la Fontana di Trevi, la Piramide Cestia – celebri monumenti che seppe poi trasfigurare nelle sue acqueforti, ambiguamente sospese tra classicità e caos vitalistico.


Negli anni Sessanta del Novecento, il giovane Gabriele Basilico (1944 – 2013) ripercorse con la macchina fotografica i luoghi di quelle vedute, ricercando le stesse angolazioni adottate da Piranesi. Ponendo a confronto il lavoro dei due autori, la mostra veneziana suggerisce che fra loro ci fosse più di una semplice coincidenza di sguardi: nella luce placida che avvolge i monumenti, nelle sparute figure umane che attraversano le piazze immense, nella sospensione che si respira in ogni scatto,

Basilico si dimostra in sintonia con la poetica di Piranesi. In entrambi gli autori troviamo quella che Marguerite Yourcenar (a sua volta stregata dall’opera di Piranesi) era la vera cifra di un’opera d’arte: “La negazione del tempo, lo sfaldamento dello spazio, l’ebbrezza dell’impossibile raggiunto o superato.

M.P.F.

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