giovedì 2 luglio 2020

Pittori fantastici nella Valle del PO


Pittori fantastici nella Valle del Po


Aperta a Ferrara nel Padiglione d’Arte Contemporanea fino al 27 settembre la mostra Pittori fantastici nella Valle del Po, mostra a cura di Camillo Langone.
Una mostra che potrebbe sembrare un epilogo ma non lo è, anzi. Un titolo straordinario, voluto dal Presidente di Ferrara Arte Vittorio Sgarbi, che immediatamente suggerisce e spinge verso un linguaggio privilegiato che è quello di comprendere attraverso gli occhi, l’anima, il cuore.
<<Il Po sgorga, con una sorgente degna di essere vista, dal grembo del Monviso, cima alpina tra le più elevate, nel territorio dei Liguri Bagienni>>.

<<Dammi una mano dammi una mano a incendiare il piano padano>>, cantava Giovanni Lindo Ferretti coi CCCP. A incendiare la Valle del Po coll’inizio del suo tratto centrale, il più lungo, dà una mano Federico Guida (Milano 1969) con Exempla (La braccata), scena cruenta di caccia in golena. Il cinghiale è definito da Virgilio <<Sus Horribus>>, tuttavia Guida, caso rarissimo di pittore-cacciatore, lo affronta con coraggio sia sulla tela sia sulle rive pavesi.
<<Sullo sfondo scorre il fiume che porta con sé frammenti archeologici, colonne incendiante, una testa / profilo dalla cui nuca un’araba fenice si invola>>: così Omar Galliani (Montecchio Emilia, Reggio Emilia, 1954) descrive il suo Autoritratto, altro quadro infiammato, fantastico nell’accezione di Gustave Moreau, dipinto nel lontano 1986 per riaffermare la sopravvivenza della pittura in un contesto ottusamente anti-iconico.
Passando dalla storia dell’arte alla storia tout court in questi fuochi si intravedono le battaglie combattute qui intorno, in particolare la battaglia di Governolo dove venne ferito a morte Giovanni dalle Bande Nere, il solo che avrebbe potuto fermare i lanzichenecchi, impedire il Sacco di Roma, salvare il Rinascimento…
Dopo il fuoco l’acqua, dopo la caccia
La pesca elettrica di Sergio Padovani (Modena, 1972), quasi una pala d’altare, con un pescatore-vescovo e una predica ai pesci. Ancora appare il pesce gatto di Marta Sesana (Merate Lecco, 1981), Salmarino, fin dal titolo rammenta i Beatles psicadelici che assieme s Syd Barrt e David Bowie sono un riferimento non soltanto musicale per la pittrice, ma pittorico. Con lei il fantastico padano diventa dream painting, un sogno tra Brianza e Swingig London.
Più o meno a metà percorso, è il momento giusto per estasiarsi di fronte a
Un Po d’oro di Massimiliano Galliani (Montecchio Emilia, Reggio Emilia), 1983, figlio di Omar. Solo un’arte potentemente visionaria può spingere a paragonare il Norditalia al Congo: eppure non troppi migliaia di anni fa, prima dei tagli e delle bonifiche, l’intera Valle del Po era coperta da foreste e paludi, come ancor oggi il cuore dell’Africa.
Una trasformazione al contrario, non dal domestico al selvatico ma dal selvatico al domestico, è quella operata da Marco Mazzoni (Tortona, Alessandria, 1982) con
La Borda: la strega che ha spaventato generazioni di bambini della pianura diventa una fatina circondata di teneri fiori, In un fantastico rosa. Parco Lombardo di GianLuca Di Pasquale (Roma, 1971) segue, invece, un gusto di pittura chiarista.
Il più giovane pittore in mostra, Carlo Alberto Rastrelli (Parma, 1988), dipinge il capo più antico che si possa scorgere nella nostra pianura, ‘il mio adorato tabarro’.
Emilia Paranoica rievoca in 70 x 100 cm i succitati CCCP, il Mondo Piccolo di Guarreschiana memoria e il thriller padano di Pupi Avati. Fra i ferraresi nel cielo più alto, Adelchi Riccardo Mantovani, nato a Ro Ferrarese, il quale emigrò, nei primi anni Settanta, per fare l’operaio a Berlino, dove si scoprì pittore autodidatta, di fantasia così libera e sognante, da trovarsi a ripartire dal Salone dei Mesi della Delizia di Schifanoia, come se fosse uscito dalla bottega di Francesco Cossa.
Chiuso nel suo studio di Berlino, poteva passeggiare con la mente per le strade di Ferrara, e nei cortili e corridoi delle scuole, come se altro mondo non vi fosse.

Il suo sogno fu sempre sul fiume di cui ci restituisce l’opera in mostra Notturno padano, sotto la luce della luna piena. Il critico e curatore della mostra Camillo Langone non si ferma a Ferrara. Come Mario Soldati, fa il suo viaggio sul Po, accompagnato dai pittori, dal Monviso al Delta, e ne incrocia diversi come ispirati poeti: Moria Franco, che vede la nebbia a Pian della Regina; Daniele Galliano davanti alla luminosa Gran Madre di Dio di Trino; in Valsusa Guido Bisagni cerca



  pietre sacre; nella bella pianura cuneense Valentina D’Amato, immersa nella sua sintesi verde, e ritroviamo i bellissimi cani che braccavano un cinghiale di Federico Guida.

La varietà dei paesaggi si rispecchia nella infinità degli stati d’animo. Quelli che hanno ispirato Ariosto e Tasso e poi, figli del fiume, Riccardo Bacchelli, Corrado Govoni, Michelangelo Antonioni, Giorgio Bassani, Giaan Antonio Cibotto, Florestano Vancini, Folco Quilici.

M.P.F.



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