martedì 11 agosto 2020

Le Artiste della Confraternita preraffaellita

 

Le donne della Confraternita preraffaellita

 

Nel 1848 un gruppo di giovani pittori inglesi fonda, in aperta opposizione con le tendenze dell’arte ufficiale, la Confraternita dei Preraffaelliti. Loro modello culturale è il Medioevo, “età dell’oro”, che si oppone a quello di profonda decadenza dell’Inghilterra industriale. Nel 1846, lo scrittore e critico Johan Ruskin pubblica il secondo volume di Modern Painters, dove sostiene che il compito dell’arte sia rendere visibile il patrimonio religioso e spirituale e la presenza di Dio in ogni aspetto della natura. Il principe Alberto, consorte della regina Vittoria, si farà promotore, con lo stesso Ruskin e altri esponenti dell’ambiente culturale del tempo, dell’Arundel Society, che intende diffondere la pittura medievale “affinchè una maggiore familiarità con lo stile più puro dell’arte primitiva “distolga” il gusto del pubblico da opere oscene e puerili”, ed elevi “Il tono” dell’arte inglese.

In questo clima muta profondamente anche il ruolo sociale affidato alla donna. L’ideale di donna preraffaellita è pensata come angelo salvatore – la Beatrice dantesca – dall’altra come bellezza incantatoria, e perciò pericolosa, come diavolo tentatore dell’irresistibile sensualità. L’universo iconografico dei Preraffaelliti è costellato di donne-simbolo: personaggi biblici e storici, eroine letterarie e mitologiche, inquietanti apparizioni, donne borghesi che seducono o che sanno resistere alla tentazione…La donna non è solo fonte di ispirazione: essa rappresenta l’anima dell’artista, l’impulso creativo che gli permette, come un novello Pigmalione, di infondere la vita nella propria opera. In questo senso le figure femminili hanno un ruolo centrale nella confraternita inglese.

Ne conosciamo molte i cui volti compaiono sulle tele più famose: per citarne solo alcune, Miss Anne Ryan, l’irlandese modella di Millais, Ellen Frazer e Elisabeth Siddal, più volte ritratta da Dante Gabriel Rossetti; Annie Miller, scoperta dal suo “salvatore” Holman Hunt nei bassifondi di Chelsea, Jane Morris, moglie di William Morris e musa ispiratrice di Rossetti. Queste donne sono amanti dei loro pigmalioni, o sono loro sorelle, moglie, figlie. La letteratura relativa alla confraternita è ricca di episodi da cronaca rosa che arricchiscono la fama del gruppo. Ciò che sovente si dimentica di sottolineare è che queste donne, molto spesso, sono loro stesse pittrici. Pensiamo ad Elisabeth Siddal, che muterà poi il cognome in Sidal, alunna, amante e moglie di Dante Gabriele Rossetti, e di Jane Morris che, con le figlie Jenny e Mary e con la sorella Elizabeth, lavora al laboratorio di arti e mestieri del marito, il celebre William Morris. Ma molte altre sono donne che danno il loro personale contributo artistico al gruppo.

Maria Zambaco, il cui fascino malinconico e vulnerabile attrae irresistibilmente Edward Burn-Jones, stanco del proprio matrimonio con Georgie, è una scultrice e una disegnatrice di medaglie, mentre la cugina, Marie Spartali (vengono entrambe dalla Grecia), oltre a essere la moglie del giornalista americano Stillman, è una pittrice. Marie è nota per i suoi acquarelli, di chiara ispirazione letteraria. Il suo celebre Giglio del convento è un’opera simbolica, una meditazione sulla purezza. Anche Emily Hunt e Rebecca Slomon, entrambe sorelle di pittori esponenti del gruppo, si sono dedicate alla pittura. Nelle loro opere, la donna è protagonista ma l’interpretazione del soggetto è assai diversa da quella offerta dai colleghi maschi; le figure femminili ritratte dalle donne raramente tradiscono la carica erotica e la sensualità di quelle dipinte dagli uomini del gruppo, mettendo, al contrario, in evidenza la loro tenerezza e proponendosi come simbolo di purezza e vulnerabilità. La ragazza ritratta da Rebecca Solom in La colomba ferita siede davanti a una serie di piatti cinesi, oggetti al tempo molto in voga, stringendo a sé una colomba bianca.

Una mediazione perfetta tra il modello vittoriano della donna-angelo del focolare e l’archetipo di fanciulla-creatura indifesa bisognosa d’aiuto, tanto caro ai Preraffaelliti. La rappresentazione dell’immoralità e della tentazione attrae, però, anche le pittrici donne. Ma ancora una volta l’interpretazione maschile del tema è molto diversa da quella femminile. Prendiamo, per esempio, Gretchen, la donna sedotta da Mefistofele nel Faust di Goethe, uno dei personaggi più rappresentativi per composizioni di questo genere: se nell’opera dei Preraffaelliti Gretchen compare sempre in compagnia del demonio che la tormenta, in quella, per altro non finita, di Joanna Mary Boyce Wells la giovane è ritratta prima del suo incontro con Mefistofele. La pittrice insiste sul su volto soave e rotondo e sul suo atteggiamento pacato che non lascia trasparire nulla di immorale o peccaminoso; unica concessione all’iconografia tradizionale del personaggi sono i lunghi capelli rossi, un simbolo di fascino perverso al quale i Preraffaelliti raramente rinunciano.

Più complesso è il linguaggio di Evelyn de Morgan, abile nel comporre scene ambientate in un medioevo fantastico e coloratissimo. Studentessa alla Slade School of Art di Londra, Evelyn è un’allieva ribelle, che sopporta a fatica le restrizioni sociali imposte alle donne. Nei suoi viaggi da e verso la scuola, la giovane tenta più volte di eludere i propri tutori per fuggire; per punire la sua indisciplinatezza le viene proibito di dipingere. Evelyn continua a lavorare in segreto, chiusa nella sua stanza. Il frutto delle costrizioni che le scuole e la società le hanno imposto è evidente in opere quali Le prigioniere, del 1888, dove terribili draghi fantasma tengono prigioniere delle fanciulle. Anche in La gabbia dorata, Evelyn riflette sull’infelice posizione della donna nella società vittoriana, denunciando l’ingiusto matrimonio di una giovane donna con un uomo molto più vecchio di lei. La ragazza, dalla finestra osserva con invidia la libertà di un gruppo di zingari danzanti. La pittrice sposata a un uomo più anziano, insofferente ai clichée femminili imposti dalla morale del tempo, trasferisce in opere come questa tutto il disagio di una donna libera, prigioniera della società vittoriana. Le streghe sono un soggetto molto amato dalle donne della Confraternita preraffaellita.

In La regina Eleanor e la bella Rosamunda, Everlyn de Morgan illustra la storia di Rosamunda, amata da re Enrico II e uccisa con una pozione magica dalla regina Eleanor che, come la mitologica Arianna, trova il suo nascondiglio orientandosi nel labirinto che la protegge con un filo. La storia è stata più volte ripresa dalla letteratura inglese del tempo. Anche nella fase più tarda del gruppo troviamo il nome di molte donne artiste, tra le molte ricordiamo: Lucy e Catherine Madox Brown, istruite nello studio del padre, Eleonor Fortescue-Brickdale e Kate Bunce, che si trasferirà a Parigi dove lavorerà anche come scultrice. Tra le donne attive nella confraternita c’è anche una fotografa, Julian Margaret Cameron, le cui immagini hanno rappresentato spesso una fonte di ispirazione per i pittori del gruppo. Di matrice preraffaellita è anche lo stile di Louse Jopling, una delle prime artiste inglesi a recarsi a Parigi per studiare pittura.

M.P.F.

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