martedì 30 marzo 2021

Lisetta Carmi

 Lisetta Carmi


Lisetta Carmi nasce a Genova da una famiglia borghese di origini ebraica.

Nel 1934 inizia a studiare pianoforte, frequenta la terza ginnasio ma viene espulsa dalla scuola perché ebrea. Così si dedica totalmente alla musica, in quanto ritrova lo strumento come “il suo unico compagno”. Nonostante le leggi razziali, riesce a seguire lezioni e a sostenere esami di livello presso il Conservatorio di Genova.

Con l’inizio della seconda guerra mondiale, la sua famiglia è costretta a spostarsi in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni razziali. Lì Lisetta Carmi continua lo studio presso il conservatorio di Zurigo.

Finita la guerra, torna a Genova per riprendere a suonare con il maestro, Alfredo They, e nel 1946 si laurea in pianoforte presso il conservatorio di Milano.


Inizia presto a fare concerti in giro per il mondo e riceve apprezzamenti in recensioni su giornali quali il Nürnberger Zeitung e il Main Echo. Procede con l’attività di concertista in Svizzera, in Italia e infine in Israele, proponendo un repertorio classico, comprendente musica di artisti come Beethoven, Scarlatti, a cui accosta brani di musicisti italiani del Novecento quali Luigi Dallapiccola, Luigi Cortese e Tito Aprea.


Nel 1960, grazie all’amicizia con Leo Levi, torna in Israele per intraprendere, in varie città, una lunga turnée che si conclude con un’esibizione nel Kibbuz a Nethanya.

Si esibisce con il maestro They riproducendo la Suggestione diabolica, opera 4 e la toccata, Opera 11 di Prokofiev presso il Centro siderurgico Oscar Sinigaglia dell’Italsider di Conegliano e nelle Ferriere della Fiat a Torino, per il documentario L’uomo, il fuoco, il ferro di una collaborazione fra Kurt Blum e il fratello della donna, Eugenio Carmi.


Il 30 giugno del 1960 vuole prendere parte allo sciopero di protesta indetto dalla Camera del Lavoro di Genova. Il suo maestro è fortemente in disaccordo, perché spaventato dalla possibilità che una lesione impedisca alla donna di continuare a suonare.

<<Ricordo benissimo di avergli risposto che se le mie mani erano più importanti del resto dell’umanità avrei smesso di suonare il pianoforte>>

(Giovanna Calvezzi, Le cinque vite di Lisetta Carmi, Bruno Mondadori, 2013, p.24)

In quel momento, Lisetta Carmi sceglie di smettere di suonare rifacendosi ai suoi ideali a al bisogno di libertà che la musica e l’attività di concertista non le danno.

Inizia così la sua carriera da fotografa che porterà avanti solo fino al 1984, producendo però un vastissimo archivio.


Durante il suo secondo percorso lavorativo intraprende diversi viaggi verso l’Oriente i quali culminano nell’incontro con il maestro Babaji, avvenuto il 12 marzo 1976, data che segna la seconda svolta della sua vita. Nel 1979 fonda Cisternino, in Puglia, l’ashram Bhole Baba, e da quel momento in poi dedica alla diffusione degli insegnamenti del maestro.

In seguito i suoi interessi si sono orientati verso lo studio e la riproduzione di calligrafia cinese.

Le sue fotografie, però, sono rimaste oggetto di grande attenzione sia in Italia che all’estero.

Carriera da fotografa

Lisetta Carmi si avvicina alla fotografia nel 1960 grazie all’amico musicologo Leo Levi, che la invita a partire con lui per la Puglia, dove lo studioso avrebbe registrato i canti della comunità ebraica di San Nicandro Garganico. Per l’occasione la donna acquista la sua prima macchina fotografica, un’Afga Silette con nove rullini, e ritrae in foto esperienze di quel viaggio.


Al suo ritorno a Genova, sviluppa le fotografie e riceve molti apprezzamenti. Rendendosi conto della qualità del lavoro prodotto, decide subito di intraprendere la carriera di fotografa. Così grazie a suo fratello Eugenio, si reca a Berna dove Kurt Blum le insegna a stampare, sviluppare le fotografie e le dà alcuni consigli. Infatti la invita a “guardare sempre cosa c’è dietro” quello che intende immortalare, tecnica che la donna sfrutterà per tutto il suo percorso da fotografa. L’artista impiegherà dunque la fotografia come “strumento per la ricerca della verità.


Nel 1962 il fratello Eugenio le presenta il direttore del Teatro Duse, Ivo Chiesa, che decide di assumerla in qualità di fotografa i scena. Fino al 1965 Lisetta continua a lavorare a teatro entrando così in contatto con vari artisti quali Luigi Squarzina, Giuliano Scabia, Emanuele Luzzati, Carlo Quartucci e Aldo Trionfo. Nello stesso anno realizza un reportage in Sardegna.


Contemporaneamente crea un’opera grafica dedicata al Quaderno Musicale di Annalibera di Luigi Dallapiccola stampato e rilegato da maquette. In questo progetto accosta il lavoro musicale del compositore a un corrispettivo “segno fotografico” per ognuno degli 11 brani presenti nel quaderno: procede infatti stampando un negativo, esponendolo alla luce per farlo diventare scuro e quindi graffiandolo. Infine verrà pubblicato dalla casa editrice Sedizioni solo nel 2005.

Inoltre viene assunta dal Comune di Genova per alcuni servizi fotografici in vari luoghi della città quali l’anagrafe, gli ospedali Gaslini e Galliera, il centro storico e le fogne cittadine.

Nel 1963 inizia a frequentare la Galleria del Deposito, fondata dal Gruppo Cooperativo di Boccadasse, dove entra in contatto con le avanguardie artistiche del tempo.


Nel 1964 l’amica Enrica Basevi, allora dirigente della Società Cultura di Genova, le propone di aderire al progetto Genova porto: monopoli e potere operaio riportando un servizio fotografico che testimonia le condizioni di lavoro dei camalli. Le fotografie vengono diffuse attraverso una serie di mostre. Prima fra tutte quella alla Casa della Cultura di Genova-Calata del Porto organizzata dalla FILP-CGIL, che vede partecipare anche Giuliano Scabia, che redige le didascalie per le foto; e Aristo Ciruzzi, che collabora con l’allestimento. Molto apprezzata, la mostra viene esposta anche in altre città quali Torino, dove le fotografie vengono presentate presso il Circolo Gobetti di Noberto Bobbio, per finire in Unione Sovietica.


La fotografa collabora con alcune riviste italiane tra cui Il Mondo, Vie Nuove e L’Espresso.

Nel gennaio del 1965 si reca a Piadera, dove fa un reportage sui i luoghi e i personaggi, fra cui il mastro Mario Lodi e il Duo di Piadena, protagonisti di quel “laboratorio culturale”. Le fotografie verranno esposte nel 2018 con la mostra Un paese 50 anni dopo. Lisetta Carni a Piadena: fotografie 1965, a cura di G. B. Martini.

Dal 5 al 19 dicembre dello stesso anno si reca a Parigi, dove effettua un reportage sulla metropolitana. Torna a Genova e crea un volume Métropolitain, libro d’artista composto dalle sue fotografie e alcuni testi di Instantanés di Alain Robbe-Grillet, che l’anno successivo vince il secondo posto al Premio per la cultura della Fotografia di Fermo.



Il 31 dicembre, grazie all’amico Gasparini, Lisetta incontra la comunità di travestiti che occupava l’ex ghetto ebraico di Genova. Da qui nasce un vero e proprio legame alimentato attivamente per sei anni, in cui la donna fotografa la realtà di quella comunità. Le foto dei travestiti, inizialmente presentate solo in bianco e nero e in seguito ristampate a colori, oltre a essere del tutto insolite e percepite come scandalose dal sentimento comune dell’epoca, vanno nuovamente a mettere in luce il sentimento di vicinanza di Lisetta Carmi verso figure emarginate dalla società, riscontrabile nella maggior parte dei suoi reportage. Le fotografie accompagnate dai testi delle interviste dello psichiatra Elvio Fachinelli, verranno raccolte in un libro I travestiti pubblicato nel 1972 da Sergio Donnabella, che fonda appositamente la casa editrice Essedi. Inizialmente il volume viene rifiutato dai canali di vendita ufficiali per contenuti ritenuti scandalosi, ma nel corso del tempo acquisisce sempre più successo. L’11 febbraio del 1966 Lisetta va, assieme al direttore dell’ANSA di Genova, a Sant’Ambrogio di Zoagli a fotografare Ezra Pound, allora nella sua residenza ligure.

Nonostante il loro incontro sia brevissimo e privo di comunicazione, la donna riesce a scattare una serie di venti fotografie. Dopo averle sviluppate, selezione le dodici più significative e partecipa all’edizione italiana del Premio Niépece e lo vince. Il servizio su Ezra Pound nel 1967 viene pubblicato sulla rivista Marcatré e nel 2005 raccontato nel libro L’ombra del poeta. Incontro con Ezra Pound..

Successivamente si reca nei Paesi Bassi dove fotografa i protagonisti del movimento di protesta dei Provos.

Tornata a Genova effettua un reportage sulle tombe del cimitero monumentale di Staglieno intitolato Erotismo e autoritratto a Staglieno, che nonostante non sia immediatamente compreso e pubblicato, contribuisce a far conoscere la donna a livello internazionale.

A novembre del 1966 si reca a Firenze dopo l’alluvione che devastò la città, dove realizza vari still-life che fungono da testimonianza sul disastro accaduto.

Dal 10 al 12 giugno del 1967 durante il Convegno di Ivrea ha l’opportunità di eseguire diversi ritratti ai partecipanti, fra cui si ricordano Carmelo Bene, Sylvano Bussotti, Edoardo Sanguinetti, Cathy Berberian, Francesco Quadri e Alberto Arbasino.

Il 19 ottobre 1968 realizza un reportage sul parto naturale nell’Ospedale Galliera di Genova.

Nel 1969 la fotografa intraprende un viaggio in tre mesi in America meridionale, dove visita Venezuela, Colombia e Messico. Qui realizza diversi servizi fotografici sia in bianco e nero che a colori, che più tardi compaiono su vari periodici.

Al suo ritorno in Italia si reca a Roma per assistere al congresso di psicanalisi organizzato da Elvio Fachinelli, dove incontra e fotografa Jacques Lacan.



 

Nel 1970 viaggia in Oriente e con la sua macchina fotografica documenta l’Afghanistan, l’Ind

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