sabato 29 novembre 2014

Il Conto del Funerale

Il “conto” del Funerale


Non era ancora morto don Franco, la sua sofferenza era indicibile.
Seppi che a Casa Cini era successo qualcosa di atroce, qualcosa che era al di sopra delle parole, dei pianti, delle grida…La profanazione di quel luogo, di tutte le cose di don Franco esprimeva solo “oltraggio”, mancanza di rispetto,  verso un essere umano, mancanza di “carità”, indifferenza verso la “morte vicina” di un fratello. L’oltraggio della morte è stato, in quel caso, un insulto raccapricciante, meticoloso, indifferente di ignobili “assassini”. Quella casa che è stata luogo di gioia e accoglienza è ora solo “dolore” e desolazione. Tutto era stato pianificato, non hanno neppure atteso che don Franco fosse spirato, il “male” come prassi, come banalità che ha caratterizzato la distruzione di un luogo e l’annientamento di esseri umani . Come torturatori hanno straziato i parenti di don Franco, con l’opera ricattatoria, psicologica diligente di macellai senza scrupoli, con il grido di “amore” cancellato, solo per ottenere quel luogo e adibirlo ai loro sporchi commerci e “loschi” affari. Un vescovo che obbedisce ad altrettanti animali, lui stesso diventa <<animale ripugnante>>. Ormai Casa Cini, un tempo luogo di cultura e solidarietà, ora “mattatoio” <<Casa della morte>> in un caleidoscopio di apparenze ingannevoli di menzogne. In questo frangente il pensiero di Dio potrebbe costituire una fonte di consolazione e di speranza, ma al contrario “tutto questo clero corrotto” ci porta al suo “silenzio” ed a un senso di solitudine e di abbandono. In ogni caso questa mancanza di “pietas” pone la questione così profondamente e dolorosamente radicata che il bisogno di giustizia si fa impellente.
L’innocenza violata di don Franco, l’offesa irreparabile del suo mondo, delle sue cose personali, dei suoi amici, dei suoi collaboratori, dei suoi parenti…Il silenzio delle vittime condannate dall’arroganza e dalla menzogna, ormai non si trasformerà più in parola…Ma quel silenzio un giorno diventerà un grido che pretende giustizia.

<<Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!>>
(C. n.. 4, 10). Il brigatista rosso che spara alla nuca è un folle o un animale. L’attentatore fascista che mette una bomba su un treno è un folle e un criminale.
 I jihadisti che hanno abbattuto le “Due Torri” sono folli e criminali. L’assassino norvegese Anders Behring Breivk ha sterminato decine di persone. Questa curia corrotta, i collegamenti con  mediatori pervertiti e società di tipo mafioso, un vescovo indifferente alla cultura, allo stesso modo “metaforicamente”, hanno sterminato parte della nostra storia, della nostra cultura. Il caso di Casa Cini è stato un vero e proprio “stupro”.

Il volto di Dio e il volto dell’uomo sono diversi da quando l’uomo Gesù di Nazaret si è presentato ed è stato riconosciuto come il Cristo e Signore, crocifisso e umiliato dai potenti, risuscitato ed esaltato da Dio. La libertà d’amore, come massima realizzazione dell’essere umano, è una possibilità e un compito rivelato e donato a tutti e ad ognuno dal giorno in cui il profeta della Galilea e il crocifisso del Golgota si è rivelato come Figlio di Dio e il fratello di ogni uomo.
Il “prossimo” è un termine dinamico e che si approssima sempre. Ti approssimi sempre a colui che si allontana. Ti avvicina a qualcuno che è un trauma per te, come nella parabola del Samaritano. Aristotile diceva “Io posso essere vicino soltanto a chi condivide i miei valori”. Aveva torto perché tu devi avvicinarti all’altro perché così ti rafforzi. Aristotile aveva torto, mentre la “Parabola” del Samaritano ha ragione. Ti avvicini a quel cadavere massacrato che è un trauma per te, ti vorresti allontanare ed invece ti fai “altro”. Il termine del “prossimo” del vangelo è completamente eversivo E’ una follia, come diceva san Paolo, rispetto alla sapienza classica. Aristotile dice “non potrò mai essere amico di uno schiavo. Tanto meno un uomo potrà essere amico di Dio. E che Dio possa essere amico dell’uomo”. Nel Vangelo è esattamente all’opposto. Dio è “Amore” ed è tuo amico. Che cosa è il “Bene”? Il bene è saper donare, perché Dio è buono, perché produce, perché si apre all’altro. Il “male” è esattamente l’opposto di questo, è non voler creare è non voler essere solo “io”.

Il male è l’inospitalità. Il male è il chiudersi nella propria individualità, chiudersi nella propria “idiozia”, come dicevano i Greci. Chiudersi nella propria individualità, senza creare, perché chi crea “dona”. Il creativo produce perché deve. Questo è il creativo, questo è il bene. Il male è esattamente l’opposto. L’Amore non è niente di sentimentale, ma è quello di aprirsi all’altro, di conoscerlo, facendoti forte se vuoi capirlo. Questa è la grandezza del comandamento cristiano. Quindi soffri, quindi ami e soffri. E’ qualcosa di paradossale, è molto più logico il pensiero di Aristotile: “perché dovrei essere amico di uno schiavo”, perché Dio dovrebbe essere amico mio”. Questa è una “sofia”, una saggezza normale. Ma contro “contra” questa logica, nella nostra civiltà è sempre risuonato un amore paradossale. Il massimo dono che Dio ci ha dato è la “libertà”. Anche di togliersi la vita, “sine glossa”.

Per don Franco, uomo di Dio, tutto questo faceva parte del suo “essere”, la sua  forza era quella dell’amore che preferisce assumere la sofferenza piuttosto che procurarla, e per questo che i signori della curia glielo hanno fatta pagare….
Curiali aridi amministratori di una vita indegna di ogni popolo civile, dove sarete nel momento in cui, dopo la vostra arida vita, dovrete rispondere a Dio delle vostre scelte disumane e cercare il volto di un amico sincero? Sarete soli questa sarà la vostra condanna che vi sarete procurati da voi stessi nell’ebbrezza della vostra avidità di denaro. La più miserevole di tutte le morti: la condanna della solitudine eterna.

Maria Paola Forlani




Nessun commento:

Posta un commento