venerdì 25 marzo 2016

EDWARD HOPPER

Edward Hopper


Si è aperta fino al 24 luglio 2016 a Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni di Bologna, la mostra Edward Hopper, prodotta da Arthemisia Group,
 unitamente a fondazione Carisbo e Genus Bononiae, Musei nella Città e con il comune di Bologna e il Whitney Museum of American di New York.

Edward Hopper (Nyack, New York 1882 – New York 1967) dopo aver studiato alla School of Art di New York, viaggiò in Europa tra il 1905 e il 1910. Dal 1915, abbandonata temporaneamente la pittura, si dedicò per circa otto anni all’incisione, eseguendo puntesecche e acqueforti. Il successo di una mostra di acquarelli (1924)
e una di quadri (1927) lo impose come caposcuola dei realisti che dipingevano la <<scena americana>>. La sua pittura potentemente evocativa offre al mondo statunitense degli anni Venti-Quaranta uno <<spaccato>> di straordinaria suggestione: combinando il realismo della visione con un sentimento struggente del paesaggio degli oggetti e delle persone, Hopper dipinge immagini della città o della campagna quasi sempre deserte, o interni dove si consuma l’intima solitudine, la profonda tristezza di uomini e donne senza speranza. Sotto un’apparente oggettività e freddezza di descrizione i suoi quadri esprimono un silenzio e uno stupore quasi metafisici: mezzi primari del suo linguaggio sono  la composizione geometrizzante, l’estrema riduzione dei particolari (con figure immerse in una sorta di vuoto) e la qualità tagliente, plastica e vivida della luce.

La mostra, nel contesto dello splendido Palazzo Fava, cuore artistico e culturale di Bologna nei secoli XVII e XVIII e celebre per il ciclo di Giasone, realizzato dai Carracci nel 1584 (secondo Roberto Longhi: <<la più bella scena di affreschi inferiori solo alla Cappella Sistina>> è divisa in sei sezioni.

È seguito un ordine tematico e cronologico che permette all’esposizione di ripercorrere la produzione di Hopper, dalla formazione accademica agli anni in cui studiava a Parigi, fino al periodo “classico” – e più noto – degli anni ’30, ’40 e ’50, per arrivare alle icone e intense immagini degli ultimi anni.

Il percorso prende in esame tutte le tecniche predilette dall’artista: l’olio, l’acquarello e l’incisione, con particolare attenzione all’affascinante rapporto che lega i disegni preparatori ai dipinti, aspetto fondamentale della sua produzione.
Le prime sezioni illustrano un gruppo di autoritratti, le opere del periodo accademico e gli schizzi inondati di luce e le opere del periodo parigino. Capolavori come Night Shadow (1921) ed Evening Wind (1921) mettono in evidenza la sua tecnica elegante e quel “senso di incredibile potenzialità dell’esperienza quotidiana” che riscuote grande successo e che segna l’inizio di una felice carriera.

Nella sezione che celebra la straordinaria mano di Hopper disegnatore e il suo metodo di lavoro, è presentato un importante gruppo di disegni preparatori come
Study for Gas (1940), Study for Girlie Show (1941), Study for Summertime (1943),

Study for Pennsylvania Coal Town (1947).
La mostra riunisce anche alcune delle più significative immagini di donne, nude o semi svestite, da sole e in interni, affaccendate o contemplative: dipinti che raccontano al meglio la poetica dell’artista, il suo discreto realismo e soprattutto l’abilità nel rivelare la bellezza dei soggetti più comuni, usando spesso il taglio cinematografico. In Interno d’estate (1909), rispetto alla tavolozza scura dei suoi anni di studio, presenta colori chiari, che Hopper doveva al suo soggiorno parigino.

Una ragazza è seduta su un lembo del lenzuolo che ella ha tirato giù, sul pavimento. Le gambe sono piegate ad angolo, la parte superiore del corpo è appoggiata al bordo del letto. Il braccio destro è appoggiato in posizione di riposo, anch’esso piegato ad angolo, sul materasso; il braccio sinistro è allungato verso il basso con la mano chiusa tra le coscie e sopra il pelo pubico visibile. Il capo è piegato; la nera capigliatura annodata impedisce di scorgere i tratti del volto. La rappresentazione della figura ricorda Degas, ma comunica una maggiore calma. Il letto è inserito al centro del quadro, a sinistra la scena è delimitata da una specie di tenda; da una parte un elemento formale, dall’altra un artificio che fa volutamente di chi guarda un osservatore, un voyeur. Il sole penetra luminoso attraverso una finestra che non si vede e proietta sul pavimento una macchia quasi bianca, nettamente delimitata.
Il fatto che la ragazza si tocchi tra le coscie non implica necessariamente in Hopper una componente sessuale.

Secondo Hopper ci sarebbero voluti dieci anni perché egli superasse completamente l’Europa, e per Europa s’intende in general la Francia.
L’esempio migliore ce lo offre il quadro Soir Bleu, opera del 1914. Esso occupa un posto a sé nell’opera di Hopper, solo per il fatto che la scena è dominata da figure umane. Lo spazio all’interno del quale esse si trovano è solo accennato. Si tratta della terrazza di un caffè, limitata da una balaustra. Lo sfondo è indifferenziato, diviso da una linea ondulata che separa la superficie superiore azzurro-chiara da quella inferiore azzurro-scura. La balaustra di pietra divide ulteriormente lo spazio del quadro in un esterno e in un interno.
 A sinistra un terzo della superficie viene separato dal resto del quadro da una striscia colorata, sostegno di un tetto immaginario dal quale pendono i lampioncini.
I personaggi sono in sintonia con la forza drammatica della composizione.
A sinistra siede al proprio tavolo in disparte un protettore; questa identificazione è ricavata da uno studio preparatorio (Protettore, studio per Soir Bleu, 1914).
Al tavolo accanto vediamo un uomo di profilo, con gli occhi nascosti da un grande basco, sigaretta all’angolo della bocca e un’ombra pronunciata sotto lo zigomo.
La sigaretta lo collega al clawn, che siede vistosamente al centro della parte destra del quadro, truccato, in costume e con lo sguardo fisso davanti a sé; in mezzo, con la schiena rivolta verso l’osservatore, è un soldato, probabilmente un ufficiale in uniforme da libera uscita. La posizione della testa lascia presumere che egli stia guardando la donna fortemente truccata, in piedi al di là della balaustra, probabilmente una prostituta. Infine una copia alto-borghese, molto curata nell’abbigliamento e nell’acconciatura dei capelli della donna e della barba dell’uomo, osserva la scena dal tavolo all’estrema destra.


Hopper è stato per lungo tempo associato a suggestive immagini di edifici urbani e alle persone che vi abitavano, ma più che i grattacieli – emblemi delle aspirazioni dell’età del jazz – egli preferiva le fatiscenti facciate rosse di negozi anonimi e vedute di ponti meno conosciuti.

Tra le opere in mostra affascinante nel suo bianco ombreggiato da toni bluastri è
Cape Cod Sunset (Tramonto) a Cape Cod). La collocazione della casa davanti ad un piano ocra, la rende come sospesa in aria, tanto da darle un aspetto chimerico. Alfred Hitchcock ha ripreso la tecnica di Hopper della visuale dei piani inclinati nel film << Psycho>>: la casa in cui si svolgono gli inquietanti avvenimenti del film ha un’architettura simile a quella di Hopper.
Egli, però, non elimina la prospettiva, la trasforma appena, in modo tale che l’osservatore si senta spaesato; ci si affida all’oggettività della prospettiva e ci si ritrova in un vuoto, perché l’immagine, al di là della convenzionalità della rappresentazione, si sottrae ad essa.

Maria Paola Forlani


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