venerdì 6 dicembre 2019

BERLINDE DE BRUYCKERE - ALETHEA


Berlinde De Bruyckere
ALETHEIA


La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino presenta Aletheia, una grande mostra monografica dedicata a Berlinde De Bruyckere (Gand, 1964), a cura di Irene Calderoni. Il suo lavoro scultoreo indaga temi universali quali il corpo sofferente, il dolore, la memoria, la necessità di superamento e trasformazione.

Fortemente influenzata dalla storia dell’arte e dalla mitologia, così come dalla realtà quotidiana di strutture sociali in collasso, De Bruyckere crea opere dal forte impatto emotivo, che attraverso la propria materialità invitano a riflettere sulla condizione umana.

Per questa occasione l’artista ha concepito uno specifico corpus di lavori, dispiegati attraverso tutto lo spazio espositivo della Fondazione come una narrazione organica, una intensa drammaturgia che si sviluppa attraverso distinte sculture monumentali per culminare in una grande installazione ambientale.

Pensata in risposta all’architettura della Fondazione e ai suoi ampi spazi minimalisti, la mostra trae ispirazione da un luogo che l’artista ha visitato nel passato recente, e che da allora ha influenzato tutta la sua pratica artistica: un laboratorio per la lavorazione delle pelli ad Anderlecht, in Belgio. Qui le pelli degli animali, appena strappate, vengono impilate su larghi bancali e ricoperte di sale, per preservarle in funzione di trattamenti successivi.
L’estrema violenza che si è perpetrata è evidente, recente, ma sembra attutirsi in gesti rituali di cura partecipe.

Questo luogo, ricettacolo di immagini potenti e sensazioni estreme, di una morte vasta, senza nome, e dall’emergenza di qualcosa di nuovo, dà forma a temi chiavi nella ricerca dell’artista, la relazione complessa tra vita e morta, Eros e Thanatos, bellezza e angoscia.
È un luogo ripugnante, eppure può evocare un’idea di sacralità in relazione ai resti mortali del corpo, e come tale incarna la domanda al centro del lavoro di Berlinde De Bruyckere, come avvicinare l’intollerabile, e come redimerlo.

Le figure della pelle animale gioca un ruolo chiave nella narrazione sviluppata dall’artista, sia in termini denotativi che connotativi. Le pelli sono sottoposte dall’artista a una serie di differenti operazioni, calco e riproduzione in cera, piegatura, drappeggiatura, costrizione e deformazione. Sono tutte azioni chiave di un vocabolario visivo ambiguo, in cui solidità è contraddetta dalla fragile materialità e dalle cromie.

Evocatrice di un atto di crudeltà e di un patimento, la pelle allude al corpo tramite la sua assenza, è un’immagine ambivalente che parla di ferite e di contatto, di torti e di conforto.
In questo slittamento metaforico la pelle animale prende il posto della figura umana nel lavoro dell’artista per veicolare il tema della sofferenza degli esseri viventi, il dramma indicibile delle tragedie che caratterizzano il nostro tempo a una scala senza precedenti,
Nelle parole dell’artista “In questo momento storico, in cui proliferano estremismo e razzismo, in cui compassione e solidarietà sono inariditi, in cui vediamo troppe somiglianze con l’inquietudine degli anni trenta che ha preceduto le mostruosità innominabili dell’Olocausto e quella particolare diffamazione della civiltà è persino negata da persone con troppo potere politico, sento l’esigenza di proporre immagini audaci, forti. Voglio portare quella stanza al pubblico. Come una esperienza, immersiva”.
Continua Bruyckere “Questa serie di lavori è nata nel periodo in cui è emersa la crisi dei rifugiati. Naturalmente non mi interessa esprimere specifici messaggi politici ma ritengo importante che le mie opere siano legate al presente, al mondo in cui viviamo, alla sua violenza. Per quanto poi la trasfiguri, nel mio lavoro tutto parte dalla realtà”.

M:P.F.

Nessun commento:

Posta un commento