mercoledì 11 dicembre 2019

IMAGO SPLENDIDA


Imago splendida.
Capolavori di scultura lignea a Bologna dal Romanico al Duecento


La mostra organizzata presso il Museo Civico Medievale, aperta fino all’8 marzo, in collaborazione con la Curia Arcivescovile di Bologna, l’Università di Bologna e la Fondazione Giorgio Cini di Venezia è incentrata sull’affascinante e poco studiata produzione scultorea di Bologna tra XI e XIII secolo.
L’esposizione, curata da Massimo Medica e da Luca Mor, ed è l’occasione per presentare per la prima volta alcuni rarissimi capolavori lignei della città, alcuni dei quali restaurati per l’occasione.
Tali opere, principali grandi crocifissi, consentono di fissare una nuova tappa verso la comprensione dei modelli di riferimento nella Bologna di quel tempo.
Qui, del resto, il Medioevo fu animato da un fiorente clima multiculturale, favorito sia dalla posizione strategica della città sulla Via Emilia, quindi tra gli Appennini e le direttrici verso l’Oltralpe, sia per la nascita nel tardo XI secolo di una celebre scuola giuridica.

Una realtà così cosmopolitica garantì un impulso costante per i contatti internazionali, l’indotto dei commerci, lo sviluppo urbano e, non ultime, le commissioni artistiche, tra cui quelle di arredi liturgici e tesori ecclesiastici destinati a soddisfare le crescenti esigenze devozionali. Oggi però di questi manufatti rimane assai poco, come documenta la scultura lignea medievale che, a causa della deperibilità del materiale, a Bologna conta soltanto pochi esempi secondo una tendenza che accomuna tutti i grandi centri italiani.

Ciò rende ancora più emblematico il valore delle testimonianze locali superstiti che per lo più si caratterizzano di esempi monumentali di elevata qualità esecutiva. Basti menzionare il superbo gruppo della Crocefissione che campeggia nella Cattedrale di San Pietro (tra i più antichi in Italia ancora completi delle figure dei Dolenti), del tutto isolato nel panorama emiliano-padano ed esito credibile di una bottega alpina itinerante specializzata nella lavorazione del legno che realizzò l’opera entro 1184, anno di consacrazione della nuova chiesa avvenuta alla presenza di papa Lucio III.


Le novità del Duecento trovano invece riscontro in un pregevole gruppo di sculture stilisticamente omogenee che raffigurano il Christus Triiumphans, ormai pervase da un naturalismo gotico modulato in virtù dell’iconografia più o meno arcaizzante.
Si tratta del Crocifisso ancora poco conosciuto della chiesa della Santa Maria Maggiore, che oggi ritorna all’antico splendore dopo l’importante restauro finanziato dal Comune di Bologna; del crocifisso nelle Collezioni Comunali d’Arte, riallestito nel corso del Trecento su una croce dipinta da Simone dei Crocifissi; nonchè del Crocifisso pervenuto dalla raccolta d’arte della Fondazione Giorgio Cini a Venezia.

L’identificazione di questa importante bottega e l’occasione di esporre insieme le sue opere costituisce pertanto una circostanza pressochè irripetibile, non solo per rendere noti i preziosi dati di restauro e per cercare di approfondire il tema dello spazio liturgico a Bologna tra XII e XIII secolo
(anche grazie all’esposizione di coeve croci dipinte), ma anche per misurare in dettaglio gli originalissimi effetti locali d’Oltralpe, mediate nel capoluogo emiliano attraverso la circolazione di “arti minori”

(in mostra sono esposti alcuni pezzi preziosi codici miniati ed altri oggetti liturgici) ed eruditi stranieri, sia dall’influsso di quelle toscane che proprio in città manifestarono episodi di primo piano come la famosa Arca marmorea di San Domenico, realizzata per la chiesa omonima da Nicola Pisano e aiuti (1264 – 1267).

M.P.F.

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