giovedì 7 gennaio 2021

Savinio. Incanto e mito

 


Savinio. Incanto e mito

Un fil rouge lega la mostra romana Savinio. Incanto e mito alle sale di Palazzo Alteps che la ospitano, magnifica sede della Collezione Ludovisi, fra le più importanti della statuaria antica a Roma. Una scelta di fantasmagorie pittoriche e sceniche, di “rapporti universali ed eterni” scaturiti dal dialogo visionario e ludico con il poliedrico artista.


Musicista-scrittore-pittore-drammaturgo: “L’interesse che io porto alle varie forme dell’espressione non è esclusivo
[] è per qualcosa al di là delle forme”.

Tutta l’opera di Alberto Savinio (1891-1952) è “una variazione perpetua” che divaga sulle memorie di un’infanzia sovrastata dalle luci e dalle ombre del Partenone.


Metamorfosi e travestimenti di un Dioniso redivivo, che innesca una catarsi dei fantasmi del mito greco – sui numi tutelari – scardinando la superiorità del passato sul presente e il limite delle apparenze con una versatilità di esternazioni e un’immaginativa inesausta di oniriche e vertiginose associazioni.

Dalla musica al poema drammatico
Chants de la mi-mort, contraltare alla pittura metafisica del fratello Giorgio de Chirico, con il quale esordisce a Parigi nell’entourage d’avanguardia di Apolinaire, agli ibridi mostri che popolano le pagine di Hermaphrodito e quelle dei suoi futuri capisaldi letterari, innervandosi nelle dissacrate maschere archetipiche dei sui allestimenti teatrali. Un bestiario fantastico e statue animate che “la suprema civiltà mentale” di Savinio declina in una salda unità di pensieri figurati e la mostra riverbera in un caleidoscopio d’inedite destrezze fra i capolavori di Palazzo Altems.

Un ‘
Ritorno del figliol prodigo’ che si trasfigura nella tragedia greca inseguendo il miraggio di un universo irreale e senza tempo.

M.P.F.

Nessun commento:

Posta un commento