domenica 11 ottobre 2015

Impatto 2.0

 IMPATTO 2.0


Art Design Environment


Per celebrare il ventennale della propria attività, S.E.S.A. S.p.A. Società Estense Servizi Ambientali si è resa promotrice di un evento internazionale di arte contemporanea di ampio respiro, al fine di veicolare e condividere con la collettività i valori di innovazione, sostenibilità e attenzione verso l’ambiente, coniugando etica ed estetica. Impatto 2.0 è un progetto che interessa più sedi all’interno della storica Città di Este: il Museo Nazionale Atestino con “Poetiche dell’oggetto nel Novecento”,
 la Ex Chiesa di San Rocco con “L’Oggetto inutile”, la Sala Ex Pescheria Vecchia con “L’uomo e l’ambiente”, e l’Ex Deposito Corriere Sita, scenario urbano che accoglie una scultura monumentale. L’evento artistico a cura di  Lisa Celeghin e Ilaria Magni, resterà aperto al pubblico fino al 1 Novembre 2015.

“L’idea di proporre un evento di arte contemporanea internazionale nasce da una riflessione sulle importanti problematiche ambientali che interessano il pianeta terra e della aderenza della filosofia aziendale ad una azione di trasformazione di materiale di scarto, la quale non si limita ad essere operazione di business, ma certamente anche di contenuti di valore culturale, sociale ed ambientale.” (Lisa Celeghin)

Il confronto fra spazio estetico e spazio sociale è una delle tematiche che attraversano l’arte moderna e contemporanea; nell’ambito dei suoi obiettivi, infatti, vi è anche quello di stabilire una certa equivalenza fra il proprio modo di essere e il mondo che la circonda. Il problema è stato affrontato con determinazione da Marchel Duchamp che con i ready-mades mette definitivamente in crisi il concetto di arte, decontestualizzando gli oggetti comuni: lo scolabottiglie come la ruota di bicicletta nel momento in cui vengono esposti acquistano una nuova visibilità e un diverso valore. La nostra è un’epoca ricca di impulsi creativi non ordinati da un principio unitario, spesso condizionata da una realtà di tipo consumistico e dalla velocità dell’informazione. Si assiste così ad una commercializzazione dei valori, che non permettendo alle esperienze di seguire un’evoluzione autonoma e svincolata dal momento economico, diviene modello per un comportamento mutevole e sfaccettato.
Ecco allora che i rifiuti rappresentano un mondo che si sviluppa accanto a quello delle merci: i rifiuti sono la rappresentazione di una filosofia di vita che vede nel nuovo l’elemento da possedere e nell’usato quello da cui disfarsi con grande rapidità.
Per questo ci si trova a fare i conti con gli eccessi, con gli avanzi della società industriale, che incarnano la sistematica attività dello spreco a cui ci si lascia andare.
Il gesto dello scartare simbolicamente porta con sé tutta la storia di una contemporaneità indirizzata, ora come ora, ad un destino nevrotico e a volte schizofrenico. L’artista che legge la storia attraverso le nostre cattive abitudini, fa sì che i rifiuti rappresentino la testimonianza dei passaggi del nostro tempo. Il rifiuto viene nobilitato dal gesto artistico perché offre l’opportunità di conoscere, di leggere attraverso la memoria i momenti diversi dell’andare quotidiano. Quindi l’oggetto buttato e poi ricontestualizzato nell’opera d’arte ha lo scopo di istaurare un rapporto con la memoria e di trasformarla in messaggio. Nella mente dell’artista si affaccia allora il sogno di far rivivere a modo suo, in modo completamente autonomo, magari utopistico, quegli oggetti che se letti in chiave poetica diventano importanti elementi di riflessione sulla nostra memoria urbana.
Il brutto può quindi acquisire una nuova forma di bellezza, che si identifica anche con la volontà di salvare dalla fine ultima le presenze della contemporaneità. All’interno dell’opera tutto può entrare, nulla deve in qualche maniera rimanere escluso: dall’entità più degradata, all’oggetto che magari racchiude in sé archetipi o rimandi ad una purezza perduta. Si possono allora mescolare, come lo dimostrano gli artisti in mostra con le loro opere, “segni disperati e simboli affabili”, per dare via ad una storia fatta di realtà caduche, che si sbriciolano, si decompongono: rimane la consapevolezza che l’essere umano anche dal nulla, da quello che non ha più ragione d’esistere come l’oggetto abbandonato, può far nascere una molteplicità di metafore esistenti.
“C’è una bellezza nascosta anche nell’oggetto rifiutato. Niente è meschino” – ricorda Tapis e gli artisti hanno smesso di dipingere cose celestiali; hanno invece scelto “la terra, il fango, lo spazio, la vestigia del fuoco, il muro, i detriti…il segno di un passo, i rottami, i cuscini…”. È l’arte della trasformazione di cui parla Picasso, quando spiega come da un sellino e da un vecchio manubrio possa nascere un toro.
Ma è arte che ha origine nella capacità di guardare, di vedere perché “se tutto ciò che vedi può essere un test, se non saprai riconoscere subito il manubrio e il sellino fra il resto, il risultato finale non sarà interessante”.
Negli spazi del Museo nazionale Atestino l’arte del Novecento è posta in suggestivo dialogo con i reperti archeologici: Arman, Lapo Binazzi, César, Gérard Deschamps, Giuseppe Chiari, Mario Schifano, Daniel Spoerri, Yoko Ono e Wolf Vostelli, artisti che a partire dal secolo scorso hanno segnato la storia dell’arte in Europa attraverso il reimpiego di materiali poveri, di scarto o di uso quotidiano, sono  posti nelle sale del museo in relazione con oggetti d’uso dell’Età Paleoveneta,
testimonianze della civiltà su cui si fondano le radici, la storia e la cultura della città di Este.
Nel suggestivo spazio, graffiato dal tempo, della Ex Chiesa di San Rocco è allestita una raccolta di opere di arte e di design sul tema dell’uso e del riuso dell’oggetto quotidiano, realizzate da dieci artisti nazionali ed internazionali, interpreti di un ironico linguaggio trash.
Nell’ampia sala dal sapore liberty di quella che era la vecchia pescheria di Este dodici artisti del panorama artistico nazionale ed internazionale testimoniano, ciascuno a secondo la propria sensibilità, la relazione uomo-natura, la sostenibilità ambientale anche attraverso le nuove tecnologie, e il rapporto con il rifiuto attraverso opere contemporanee del linguaggio concettuale.
L’arte del riciclo valorizza il contesto urbano. Ad Este va in scena la valorizzazione e la riqualificazione attraverso l’arte all’interno della città: infatti presso lo stabile dell’Ex Deposito delle Corriere Sita lo street artist Bordalo II è stato invitato a realizzare una scultura monumentale, che rimarrà in permanenza a beneficio della collettività, come testimonianza dell’attenzione verso il riutilizzo consapevole dei rifiuti e la sensibilizzazione riguardo alle tematiche.



Maria Paola Forlani

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