mercoledì 3 giugno 2020

Raffaello nella grafica


La fortuna di Raffaello nella grafica del XVI secolo. Da Marcantonio Raimondi e Giulio Bonasone



In occasione del quinto centenario della morte di Raffaello, la Pinacoteca Nazionale di Bologna ha organizzato una mostra dedicata alla produzione incisoria derivata da invenzioni dell’urbinate nella prima metà del XVI secolo.
A partire dal 1510-1511 circa, Raffaello entrò infatti in contatto con l’incisore bolognese Marcantonio Rinaldi, dando origine ad una nuova stagione di produzione e diffusione della stampa, un prodotto tipicamente rinascimentale con cui si erano confrontati protagonisti quali Andrea Mantegna, Antonio Pollaiolo e Albrecht Dürer.

Sanzio, che aveva allora circa 27 anni e il suo ruolo era più che affermato a Roma, dovette vedere in Marcantonio l’artista adatto per confrontarsi con questa tecnica, intesa certamente nella primissima fase come modo sperimentale di diffondere proprie idee provenienti dal disegno. Il curiculum di Marcantonio, artista che proveniva dalla bottega bolognese di Francesco Francia e che aveva già realizzato un alto numero di incisioni, compresa la derivazione a bulino della serie xilografica della Vita della Vergine di Dürer, fu la scintilla scatenante che portò alla produzione di alcuni dei capolavori della storia della grafica. Raffaello elaborò infatti dei disegni appositamente studiati per essere tradotti in stampa da Raimondi, il quale realizzò così opere fondamentali come la Strage degli innocenti, il Giudizio di Paride, Il Morbetto (o Peste frigia) e il Quos ego.
Tuttavia la diffusione dello stile di Sanzio attraverso l’arte incisoria non avvenne solo grazie alla realizzazione di opere tratte da fogli appositamente eseguiti, ma anche da esemplari derivati da semplici sue idee in corso di realizzazione.

All’interno della bottega dell’artista circolava infatti una grandissima quantità di disegni corrispondenti a diverse fasi di studi per dipinti o per affreschi che vennero consegnati direttamente, o attraverso copie realizzate dagli allievi, agli incisori. Se questo sistema venne definendosi in particolare con Marcantonio, che con la sua esperienza e capacità dovette contribuire notevolmente a crearlo, a partire dal 1516 circa e sino alla sua scomparsa, altri incisori oltre al bolognese si confrontarono con Sanzio, come Agostino Veneziano, Marco Dante e Ugo da Carpi. Il sistema, che doveva in parte essere organizzato dal “garzone” di Raffaello Baviero de’ Carrocci, divenne sempre più ampio, portando alla diffusione dello stile raffaellesco in un circolo vorticoso di rimandi tra disegno, pittura e incisione che contribuì al propagarsi della fama dell’artista, anche dopo la sua morte.
Il successo di questo tipo di produzione è testimoniato, oltre che dalla creazione di nuove incisioni, anche dalla copia o replica di stampe già eseguite, che diffusero così importanti invenzioni dell’artista come gli affreschi della Farnesina, le scene delle logge vaticane, i cartoni per gli arazzi della Scuola Vecchia e della Scuola Nuova, o ancora le raffigurazioni della stufetta del Cardinal Bibbiena. Gli artisti che contribuirono a tale produzione furono ad esempio Jacopo Caraglio, Enea Vico, Nicolas Beatrizet e Giulio Bonasone. Il linguaggio di Raffaello diveniva così a disposizione degli artisti, che ne assorbirono le creazioni anche attraverso la produzione incisoria.

M.P.F.

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