lunedì 22 giugno 2020

Reinas, dalla Sardegna una ricerca femminile


REINAS

Nel Sulcis iglesiente, nella parte sud occidentale della Sardegna, a Villamassargia, esiste un orto secolare di ulivi innestati dagli abitanti tra il 1300 e il 1600 chiamato “S’ Ortu Mannu”, l’orto grande. All’interno del parco di oltre tredici ettari, dimorano più di settecento ulivi secolari affidati alle cure delle famiglie del paese; tra di essi campeggia uno degli ulivi più antichi d’Europa chiamato “Sa Reina”: la Regina. Con oltre 16 metri di circonferenza del tronco, le sue chiome verdissime, i rami nodosi, “Sa Reina” sfida il tempo, le stagioni, la storia. Madre, guardiana coraggiosa, difende il territorio e quel che poco resta dell’antico sconfinato dominio.

La Sardegna è spesso un racconto al femminile, che affonda le sue radici nella Preistoria per giungere, con un bagaglio inestimabile di saperi antichi, alle soglie del nostro tempo. Prima dee, poi regine, poi artiste il viaggio prosegue, cambiano le armi ma il principio di resilienza resta immutato, quasi fosse geneticamente trasmesso, anche quando, l’occhio attento, mette a fuoco oltre il mare il mondo con la sua contemporaneità.

La mostra Reinas (Torino Museo Ettore Fico aperta fino ad ottobre), raccoglie e presenta le opere delle più importanti artiste di Sardegna, tre generazioni a confronto e un focus sulla produzione degli anni ’70 ai giorni nostri.
Si parla di quattro piccole antologie dedicate a Maria Lai, Zaza Calzia, Rossana Rossi e Lalla Lussu interconnesse tra loro a sottolineare punti di contatto e diversità di ricerca. Il percorso è tracciato da altrettante parole chiave che vogliono suggerire il tema caratterizzante nei nuclei selezionati lungo una narrazione che è anche scoperta, sorpresa, riflessione, in un tempo che scorre in ritmi differenti per creare esperienze personali e condivise.

Ecco quindi l’ago di Maria Lai sfilato da un muro cucito per “legare collegare” insieme i quattro temi della Parola, del Ritmo, del Colore e del Segno come capitoli selezionati da un unico libro, immergendoci nella spiritualità di Lai, nell’’ironia giocosa di Calzia e nei colori solari di Lassu, nel rigore estetico di Rossi si scoprono inusitate esperienze di ricerca che restituiscono un territorio aggiornato, distante dagli stereotipi più comuni, dove isola non è isolamento ma spazio di convivenze in cui sottili rimandi tra passato e presente sono più chiari, meno disturbati da rumori bianchi. Sull’isola i silenzi profumano di eterno, ecco perché è più facile ascoltare.

Attraverso quattro tra le artiste più note del panorama sardo l’evento intende individuare un percorso comune che restituisce la capacità di trattare elementi peculiari della storia, della cultura, della natura del territorio sardo per restituirli alla collettività elaborati in linguaggi contemporanei di eventi e la straordinaria capacità di varcare geograficamente i confini “regionali” per divenire patrimonio collettivo internazionale.

M.P.F.

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