martedì 2 giugno 2020

SCHIFANOIA


Schifanoia e Francesco del Cossa
L’oro degli Estensi

È tornata a splendere uno dei simboli più importanti di Ferrara: quel Palazzo Schifanoia che con la sua magia, ha accompagnato i fasti rinascimentali della città e affascinato per secoli i suoi visitatori.
Dopo il terremoto del 2012, i restauri architettonici dedicati al miglioramento strutturale antisismico e l’emergenza da Covid-19, il 2 giugno si è riaperto finalmente una prima porzione dell’antica delizia.
È così nuovamente fruibile la parte più significativa dell’edificio che si presenta in una veste luminosa del tutto nuova e con l’esposizione Scifanoia e Francesco del Cossa. L’oro degli Estensi.

Testimonianza eccezionale della magnificenza della corte degli Este, Schifanoia deve la sua fama al marchese e poi duca Borso che plasmò l’edificio a sua immagine e somiglianza.
Avvio e fulcro del percorso espositivo ed il simbolo di tutto questo è il magnifico Salone dei Mesi, fatto decorare dal principe estense intorno al 1469 per celebrare la sua azione di governo. Una miscela di sapienza antica, astrologicaa e pragmatismo politico elaborata da Pellegrino Prisciani, astrologo e bibliotecario di corte, per esaltare l’età dell’oro che la città visse nei vent’anni di potere borsiano, dal 1450 al 1471.

In questa straordinaria impresa collettiva, svetta il genio pittorico di Francesco del Cossa capace di realizzare un’abbagliante traduzione visiva delle aspirazioni ducali nei mesi di Marzo, Aprile e, parzialmente, Maggio, che si pongono come il vertice espressivo assoluto del Salone. Accanto al Cossa, che realizzerà un simile capolavoro non senza contrasti con il committente, altri maestri, tra i quali il genio furente del giovanissimo Ercole de’ Roberti.

Un nuovo sistema di illuminazione racconta ora tutto questo in modo sorprendente. Grazie alla regia luminosa dello studio Pasetti lighting – apprezzato specialista di in lighting desing applicato ai Beni Culturali – le pitture murali sono fruibili attraverso un sistema dinamico a led capace di spaziare dalla luce omogenea e museale a scene specifiche, offrendo un’inedita esperienza di visita, immersiva ed emozionale, che muterà per sempre la percezione del Salone dei Mesi.

Il tema della luce è centrale anche per la sontuosa Sala delle Virtù e per la Simbolica Sala delle Imprese che in questo contesto possono essere apprezzate in una rinnovata veste illuminotecnica mirante a valorizzare al meglio gli stucchi policromi e dorati degli appartamenti ducali.

In queste due sale trovano posto gli “ori degli Estensi”: una raccolta delle opere di pertinenza dei Musei di Arte Antica più strettamente connesse alla figura di Borso accompagnate da una significativa selezione di “ospiti” legati all’Officina ferrarese. È così possibile rievocare i fasti dell’epoca quattrocentesca, quando Ferrara fu realmente una città d’avanguardia, crocevia di stile e tendenze, capace di elaborare un linguaggio artistico al contempo prezioso e popolare, decorativo ed espressivo. Un ambiente fertile per l’innovazione in ogni campo delle tecniche artistiche.
La costante ricerca della magnificenza caratterizza la vita di corte ad ogni livello. La numismatica, ad esempio, ricopre un ruolo fondamentale nel definire l’immagine ufficiale del potere dinastico grazie a Pisanello e alle monete d’oro della zecca di corte, in confronto con gli oggetti di uso quotidiano, come i piatti in ceramica graffita, nei quali è possibile riconoscere le medesime scelte figurative che contraddistinguono il Salone dei Mesi

Analogamente, la grande stagione della miniatura, esemplificata dalla Bibbia certosina ornata da Guglielmo Giraldi, anticipa ed accompagna le conquiste della “sorella maggiore” cioè la pittura, mentre la scultura vive una dimensione di aperto dialogo tra nord e sud, tra la Firenze di Donatello e la Padova di Mantegna, esemplificata da personalità come Antonio di Cristoforo e di Domenico di Paris, quest’ultimo presente a Schifanoia attraverso gli scintillanti stucchi della Sala della Virtù e prestiti d’eccezione. Conclude il percorso la celeberrima Pala Grossi di Giovanni Antonio Bazzi, eseguita per la chiesa della Concezione di Reggio Emilia, una tela che esemplifica l’influenza che Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti hanno avuto sull’arte settentrionale di fine Quattrocento.
M.P.F

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