giovedì 16 maggio 2019

boldini e la moda






Nel luglio del 1931, in occasione della prima retrospettiva allestita a Parigi, << Vogue>> dedicava a Boldini, scomparso solo qualche mese prima, un articolo dal titolo emblematico: Giovanni Boldini. Pittore dell’eleganza.  Nel momento in cui il ritrattista che per decenni era stato l’arbitro del gusto parigino lasciava la scena iniziava il mito di un artista che, avendo dato vita a un canone di bellezza modero e dirompente, avrebbe ispirato generazioni di stilisti, da Christian Dior a Giorgio Armani, da Alexander McQueen a John Galliano.

[Quei ritratti] sono perfettamente armoniosi dal momento che il costume, l’acconciatura e persino il gesto, lo sguardo e il sorriso [] formano un insieme di una compiuta vitalità.

Charles Baudelair, Il pittore della vita moderna, 1863




«Pittore della donna moderna>> e delle più esuberanti eleganze parigine. Così, nel 1909, la rivista di moda <<Femmina>> definiva Boldini. L’appellativo riecheggiava le virtù del baudeleriano artista della vita moderna, colui che sapendo catturare il fascino fugace e passeggero segnato anche dalla moda e dal suo incessante rinnovarsi, era in grado di fissare nelle sue tele lo spirito della propria epoca. Quell’epoca di voluttuosa eleganza, di profumi intensi e persistenti, sfarzosi gioielli e gesti affettati, Boldini seppe coglierla meglio di chiunque altro, tanto da lasciare un segno profondo nell’immaginario di generazioni di fotografi e costumisti del Novecento.


Il magnetismo dei ritratti di Boldini deve molto al rapporto che il pittore ebbe a Parigi con la nascente industria dell’alta moda alla quale, a sua volta, dette un contributo notevole. Colta inizialmente per quel suo essere quintessenza della vita moderna, elemento che ancora l’opera alla contemporaneità, la moda diviene ben presto un attributo distintivo della sua ritrattistica. Grazie ad una pittura accattivante, che unisce una pennellata dinamica all’enfatizzazione di pose manierate e sensuali, e con complicità delle creazioni di grandi couturier come Worth, Paquin e le sorelle Callot, Boldini afferma una personale declinazione del ritratto di società che, al volgere del secolo, diviene un vero e proprio canone, un modello che anticipa formule e linguaggi del cinema e della fotografia glamour del Novecento, collocandosi così agli albori dei codici stilistici e comunicativi della moda moderna.


Organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Museo Boldini di Ferrara la mostra "Boldini e la Moda",


( aperta fino al 2 giugno 2019) racconta per la prima volta la storia di questo

 affascinante legame grazie ad un lungo lavoro di ricerca che ha permesso la ricostruzione della fitta rete di rapporti sociali e professionali dell’artista. Oltre centoventi opere, disegni e incisioni di Boldini e dei suoi colleghi Degas, Manet, Sargent, Blanche ed Helleu, meravigliosi abiti d’epoca, libri accessori preziosi, ripercorrono la folgorante carriera parigina di Boldini illustrando, da Charles Baudelair a Oscar Wilde, da Marcel Proust a Gabriele D’Annunzio, la rassegna svela inoltre i suggestivi intrecci tra arte, moda e letteratura che hanno segnato la fin de siècle


  

e, evocando la cornice di mondanità che fece da sfondo alla lunga carriera di Boldini, immerge il visitatore nelle atmosfere raffinate e luccicanti della metropoli francese e in tutto il suo elegante edonismo.


Alla vigilia della prima guerra mondiale, nel mondo della moda e quello dell’arte avvengono significativi cambiamenti. Mentre una nuova generazione di pittori si affaccia sulla scena per scardinare le forme e incendiare i colori, le sinuose silhouette floreali che avevano dominato il primo decennio del secolo vengono soppiantate delle linee rigorose di Paul Poiret, dai pizzi preziosi delle Sorelle Callot e, più tardi, dalle sete plissettate di Mariano Fortuny; un gusto per l’esotismo e l’orientalismo diffuso dai Balletti Russi, che debuttano a Parigi nel 1909, detta le nuove tendenze dell’abbigliamento.


Mentre Proust distilla i ricordi delle atmosfere respirate nei salotti della Bella Époque nel grande affresco letterario della Ricerca del tempo perduto, l’anziano Boldini è ancora sulla cresta dell’onda e, onorando le numerose commissioni, documenta i cambiamenti del gusto e rinnova il suo stile per competere con le nascenti avanguardie (Muriel e Consuelo Vanderbilt, 1913, San Francisco, Fine Arts Museums). La pennellata vibrante, materica e sfrangiata dell’artista fissa, in tele <<percorse da una scarica elettrica>>, un’immagine di donna emancipata, disinibita, sicura di sé e del proprio potere di seduzione, che esiste solo per essere ammirata: la Diva. Archetipo delle moderne icone di moda e del cinema, le "divine" di Boldini si stagliano come vere e proprie apparizioni fantasmagoriche cariche di erotismo, con occhi bistrati e labbra languidamente socchiuse. Raffigurate all’ombra di misteriosi cappelli ( La Divina in blu, c.1905-06, collezione privata; La passeggiata al Bois, 1909 Ferrara, Museo Giovanni Boldini),  coronate da eccentrici copricapi (La marchesa Luisa Casati con piume di pavone, 1911-13, Roma, GNAM), si offrono come<<grandi fiori viventi che il desiderio [dell’artista] odora e coglie>>


Maria Paola Forlani

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