martedì 28 maggio 2019

Lygia Pape


LYGIA PAPE

Una sensuale geometria

La Fondazione Carriero di Milano presenta la prima antologica realizzata in Italia sul lavoro di Lygia Pape

(Rio de Janeiro 1927 – 2004), artista tra i più rappresentativi del Neoconcretismo brasiliano. La mostra, a cura di Francesco Stocchi e realizzata in stretta collaborazione con l’archivio dell’artista (Projeto Lygia Pape), pur presentando un’ampia selezione di lavori che copre quasi mezzo secolo di ricerca (1952 – 2000), non ha tuttavia ambizioni retrospettive, ma invece tematicamente in diversi ambienti che assecondano l’architettura delle sale espositive, ciascuno deputato all’approfondimento di un aspetto specifico del lavoro della Pepe, che è così posto in dialogo con l’unicità degli spazi architettonici della fondazione, nella storica Casa Parravicini, uno dei pochi edifici privati di Milano risalenti al Quattrocento, i cui interni sono stati riadattati da Gae Aulenti negli anni Novanta.

La ricerca di Lygia Pape rielabora criticamente e in maniera autonoma la lezione del modernismo europeo. La figura umana acquisisce nel suo lavoro una rinnovata centralità mentre il linguaggio si apre alla sensualità, in una sorta di sincretismo in cui convivono istanze diverse: il rapporto con la sua terra natale, il Brasile, incontra lo studio del Costruttivismo russo, assorbito e riformulato in un linguaggio multiforme e originale.
Appena ventenne, Lygia Pape aderisce al Movimento arte concreta, che compare in Brasile per il tramite della Biennale di San Paolo del 1951, e ispira la formazione di due gruppi autoctoni di Arte concreta: il Ruptura a San Paolo e il Gruppo frente  a Rio de Janeiro, cui Pape aderisce, condividendo il rifiuto per la figurazione e per l’arte brasiliana di matrice nazionalista, oltre a un interesse generico per le forme geometriche. Successivamente, Pepe mette in discussione i fondamenti dell’arte concreta, optando per una modalità espressiva più organica. Ne deriva una sintesi personale di istanze artistiche diverse, confluenti in un progetto estetico votato a uno spregiudicato eclettismo espressivo, che spazia con disinvoltura tra disegno, scultura, video, installazione, fotografia e performance.
Alla fine degli anni Cinquanta, Lygia Pape aderisce, con Lygia Clark, Hélio Oiticica, Reynaldo Jardim, Franz Weissman, gli artisti de Camargo, al gruppo degli artisti neo-concretisti (1950-1961), movimento che si oppone ai fondamenti estetici dell’astrattismo alla base dell’Arte concreta Negli anni Sessanta e Settanta, Pape produce soprattutto video e installazioni, in cui inscena metafore sarcastiche della dittatura in Brasile. Negli anni Ottanta, queste metafore diventano progressivamente più sottili. Al crepuscolo del secolo scorso, il suo lavoro assume una dimensione decisamente ambientale.

La mostra parte dai primi, preziosi Desenhos degli anni Cinquanta, realizzati a inchiostro nero su carta giapponese, che restituiscono forme geometriche ispirate a pentagrammi musicali, illuminati da lampi improvvisi di linee, tagli, griglie e rotture.
I Desenhos sono un chiaro esempio del desiderio precoce di Pape di liberarsi della bidimensionalità della superfice piana. Dopo questi primi esperimenti, alla fine degli anni Cinquanta l’artista inizia a sviluppare la serie dei Tecelares (tessiture), incisioni su legno in cui si fondono tradizione popolare brasiliana e ricerche costruttiviste di matrice europea.
Pape, tuttavia, sovverte concettualmente il procedimento xilografico, utilizzanto per la creazione di opere d’arte uniche: “L’incisione, in quanto tecnica utilizzata dagli incisori, non ha mai realmente definito l’esatto significato del mio lavoro, che si riferisce in particolar modo all’indagine spaziale” precisava al riguardo l’artista. Guidato soltanto dall’intuizione, al tempo stesso il rapporto tra le varie sequenze di forme geometriche che Pepe utilizza in questa serie illustra il suo concetto di “magnetizzazione”, in doppiamenti e spazi negativi interagiscono per attivare le superfici delle sue tessiture. Le sculture della serie del 1965
Livro del tempo, sono invece investigazioni sulla forma-quadrato e hanno la facoltà di generare nuove forme, potenzialmente all’infinito Livro noite e dia, 1963 – 76 e Livro da Criaçao (libro della creazione), 1959-60, sono considerati tra i suoi lavori più importanti. Qui, la forma-libro è intesa come oggetto con cui entrare in relazione, una forma che condensa esperienze mentali e sensoriali. I disegni che Pape realizza negli anni Ottanta con pastelli a cera su cartone da un lato riflettono il suo controllo geometrico ma anche l’espressività e la spontaneità della cultura brasiliana.

Le opere più iconiche di Lygia Pepe, tuttavia, sono senza dubbio le Ttéias (reti). Nella sala al secondo piano, Ttéia 1, C, 2000 è un’istallazione ambientale immersiva, abitata da trame geometriche intessute di fili d’oro tesi tra gli angoli della stanza. Le Ttéias possono essere considerate trasposizioni tridimensionali dei lessici geometrici presenti nelle sue Tecelares.
Così realizzate, le reti intessute da Pape suggeriscono volumi “magnetizzati” di spazio tridimensionale e conferiscono a ciascuna installazione una sensazione di eterea immaterialità. Questa importante antologia alla Fondazione Carriero si inserisce del contesto di un rinnovato interesse internazionale nei confronti dell’artista brasiliana, a partire dalla retrospettiva organizzata dal Museo Reina Sofia di Madrid, poi ripresa alla Serpentine Gallery i Londra e alla Pinacoteca Statale di San Paolo (2911). Più recentemente, i lavori di Lygia Pape sono stati esposti in due importanti antologiche: al Metropolitan museum di New York (2017), che ha proposto la prima mostra di grande respiro dell’artista negli Stati Uniti, e al Moderna museet di Stoccolma,   

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