venerdì 17 maggio 2019

Mirka Rottenberg - al Mambo

Mirka Rottemberg è nata a Buenos Aires nel 1976, vive e lavora a New York.

La pratica artistica di Mirka Rottenberg combina video e installazioni anche se l’artista intende le proprie opere come sculture. I dettagli dei film, come i soffitti abbassati, gli oggetti di scena, i percorsi obbligati, gli spazi angusti, le scatole di cartone e le pareti divisorie costituiscono parte integrande delle opere. L’intenzione è includere lo spettatore, renderlo consapevole del proprio corpo in relazione a ciò che lo circonda quando si addentra nel suo mondo. I processi di produzione sono l’obbiettivo centrale dell’attenzione dell’artista che, invece di concentrarsi sui prodotti, indaga su come il lavoro dei nostri corpi viene trasformato in oggetto. La descrizione dell’oggetto e del suo potenziale commerciale è svuotata di significato: i personaggi del suo video producono cose banali, assurde e apparentemente inutili.


Molte delle opere in mostra al MAMbo inscenano catene di montaggio azionate da donne il cui corpo, lontano dai canoni convenzionali di bellezza, gioca il doppio ruolo di strumento e di materia prima. L’estetica della vita quotidiana assume un nuovo significato poiché ci mostra una catena di produzione e di consumo che è familiare e intuitivamente inquietante, ma allo stesso tempo si scaglia contro la nostra cultura corporea deformata. Con le sue narrazioni uniche, spensierate e assurde, Rottenberg crea arte che è al tempo stesso seria e stimolante, ma anche liberatoriamente
divertente.


La mostra al MAMbo, a cura di Lorenzo Balbi (aperta fino al 19 maggio 2019) è la prima personale in Italia dedicata a Mirka Rottenberg. Per l’occasione il museo, in collaborazione con Kinsthaus Brebenz e Goldsmiths center for Contemporanei Art London, ha sostenuto la produzione di tre nuove opere: “Ponytail (orange), Untitled Celing Projection e Smoky Lips (Study /4), che viene presentata a Bologna in anteprima assoluta. Gli insiemi di Mirka Rottenberg sono costruzioni, realizzate in contesti espositivi diversi, musei e gallerie, composte da elementi concreti e virtuali. Ambienti immersivi in cui entrare ed esperire un percorso materico, fatto di muri e di strutture lignee, arricchito di uno o più schermi video. Installazioni architettoniche che richiedono allo spettatore di abolire la distanza tra il proprio corpo e la rappresentazione di altri corpi di materia, di colore e di luce, edificati negli ambienti e proiettati sui monitor: una configurazione narrativa e immaginaria dal carattere avvolgente. Riflette una logica di presentazione che – rispetto alla storia di precedenti ambientazioni video o filmiche, da Bill Viola a Matthew Barney, da Isaac Julien a Douglas Gordon, in cui il pubblico è separato perché posto frontalmente dinanzi al racconto per
                       immagini in movimento – è, invece, in sintonia con artiste e artisti della sua generazione, come Nathalie Djurberg e Ragnar Kjartansson, che creano un dialogo tra ‘enviironment scultoreo’ e proiezioni video, per far transitare il rapporto mentale e visivo e renderlo concreto ed esperienziale. Rottenberg è interessata a un’interattività corporale che possa sollecitare una coscienza della
propria dimensione e del proprio ingombro.



All’interno di tale dimensione che include varie sequenze di bolle e fumi che occupano una stanza dalle pareti colorate, dove sono presenti le perle scelte in un bacile e quelle scartate in un sacco, una lavatrice appare inoperosa, nell’atto di risposarsi e di dormire. Ė una giovane che con il suo comportamento riflette l’attitudine di Raqui in ‘Bowis Bauls Souls Holes (Bingo). Ambedue sono integrate nel sistema, con una propensione al rifiuto per lo stesso. Tanto che rimangono in comunicazione con un mondo “altro”, l’una con lo sguardo e l’altra con i piedi, che spuntano immersi in una bacinella di perle, surrealisticamente, nello spazio della figura egemone al piano superiore. Tuttavia apparendo capovolti, creano una possibilità di sconvolgere il sistema in atto. Come per Raqui affidandosi alla propria potenza femminile autonoma, come in una irrealtà, il sopra può diventare il sotto. Ma questa ipotesi, alla fine, non sembra diventare reale: il sistema non viene alterato, la Marièè rimane il meccanismo di alimentazione dell’universo degli scapoli, rappresentato dalle donne che mettono in circolazione le perle. Inoltre la superdonna in conclusione estende il suo naso, che alimentava la produzione con starnuti del cibo da consumare, e lo fa “penetrare in un buco del muro che sta dentro i vasi di fiori. L’intervento sul territorio “altro”, da sé e dal suo
contesto, sembra avere l’effetto di far esplodere la materia del territorio parallelo, così che la commistione tra bolle di sapone e di fumo, nelle loro diverse forme, scompaiono: lo stesso destino che ha subito la figura maschile in “Bowis Balls Souls Holes (Bingo). Infine prima di uscire dal suo ufficio, la Marièè innaffia i piedi che escono dalla bacinella di perle, concludendo le sue diverse funzioni: il controllo delle passioni e della forza degli scapoli, quanto del sistema di produzione, e il raffreddamento delle estremità, se non degli estremismi, della giovane 
figura dal carattere autonomo e indipendente.



Maria Paola Forlani


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