venerdì 24 aprile 2020

Christo et Jeanne-Cloude. Paris!


La nuova opera di Christo a Parigi
L’Arco di trionfo

Christo (al secolo Christo Vladimirov Yavacher, nato a Gabovo, Bulgaria, nel 1935) è uno degli artisti più conosciuti anche dal grande pubblico che non è addentro alle cose d’arte contemporanee, per le sue spettacolari installazioni realizzate in collaborazione con la moglie Jeanne-Claude (Casablanca, 1935 – New York, 2009) in tutto il mondo, in contesti naturali e nei centri urbani. Incredibile è stato in Italia il successo di The floating piers (2016, passerella flottante lunga 4,5 chilometri sul lago d’Iseo, su cui sono passati 1,3 milioni di visitatori.

Tra i suoi più famosi interventi di Land art sono da ricordare l’impacchettamento di una scogliera in Australia (1969), la Valley curtain (1970) in Colorado, la chilometrica Running fence (1972-76) in California e la Surrounded islands (1980-83) nella Biscayne Bay in Florida. Altrettanto celebri sono i suoi giganteschi “impacchettamenti” di edifici come il Reichstag (1995), quando aveva ricoperto il palazzo del Parlamento tedesco a Berlino.
Il primo grande progetto di Christo realizzato in una città è stato l’impacchettamento con tela sintetica e corde del Pont Neuf che collega l’Ile de la Citè alle due rive della Senna, nel 1985. E proprio a Parigi, trentacinque anni dopo quell’evento che fece grande scalpore, Christo (senza più la moglie mancata oltre dieci anni fa) ritorna per un’altra colossale impresa: l’imballaggio dell’
Arco di trionfo che, al centro della Place de l’Étoile, domina tutti gli Champs-Élysées.

È per lui la concretizzazione, a sessant’anni di distanza, di un progetto che risale addirittura al 1962, un intervento ideato all’epoca con utopistico entusiasmo avanguardista, insieme a quello ancora più provocatorio de l’Empaquetage de l’École Militare agli Champs de Mars. Per nascondere completamente alla vista questo aulico monumento, verranno utilizzati 25mila metri quadrati di tessuto riciclato in polipropilene blu argento e sette chilometri di corda rossa. I colori dei materiali fanno rispettosamente riferimento a quelli della bandiera francese
. L’artista aveva installato nel 1968 una struttura ancora più ingombrante, fatta di 112 barili di petrolio vuoti e arrugginiti, sulla spianata del Palais de Tokyo, sede del Musée dart moderne de la ville de Paris L’opera (come tutte le precedenti dell’artista) sarà completamente autofinanziata da Christo con la vendita di studi preparatori, disegni, collage del progetto e tirature di grafica. Questa mastodontica installazione temporanea durerà sedici giorni, dal 19 settembre al 4 ottobre 2020.

Come importante preludio, prima della messa in scena dell’Arc de Trionphe empaqueté, si è inaugurata il 18 marzo al Centre Pompidou, (aperta fino al 15 giugno 2020) un’ampia retrospettiva dal titolo Christo et Jeanne-Claude. Paris! Incentrata in modo specifico sul periodo di attività dell’artista bulgaro a Parigi dal 1958 al 1964. Un periodo fondamentale per lo sviluppo della sua ricerca, che segna l’inizio della sua affermazione, anche in particolare come esponente del gruppo neodadaista.

La prima parte dell’esposizione al Centre Pompidou è dedicata alla fase iniziale della sua produzione e i suoi primi lavori veramente significativi. Christo intorno al 1960 realizza i primi oggetti impacchettati (ispirandosi probabilmente a L’enigme di Isidore Ducasse del 1920 di Man Ray).
Meno note ma altrettanto significative sono le Vitrines, facciate in legno di vecchi negozietti, con le vetrine coperte da teli che nascondano quello che c’è all’interno. Molto interessanti sono la documentazione e gli studi delle sue prime grandi installazioni site specificatamente all’aperto, come il
Projet du mur provisoire de tonneaux métallique. Le Rideau de fer (1961-62), una vera e propria barricata (che evocava forse le barricate della Comune di Parigi del 1870) che ostruiva completamente la stretta rue Rive Gauche.

In una sezione dedicata a opere del 1958-59 si può scoprire una parte quasi sconosciuta della ricerca ancora in fieri di Christo. Sono opere materiche spirare a Jean Dubuffet e spesso con riferimenti a Lucio Fontana.

Nella seconda parte della mostra vengono ripercorse tutte le tappe dell’ideazione, dell’elaborazione e della realizzazione del progetto monumentale di Pont Neuf, attraverso una quarantina di studi, bozzetti, disegni e collage e anche elementi d’ingegneria utilizzati durante l’allestimento. Ci sono anche molte foto scattate sul posto e un film documentario che mostra l’opera finita e la sua fruizione da parte dei cittadini e dei visitatori.

È ben documentato anche il nuovo progetto dell’Arco di Trionfo con disegni, foto e quadri-assemblage, realizzati con fotomontaggi. I vecchi bozzetti del progetto del 1962, e quelli del ‘70 e 80 appaiono qui come affascinanti reperti storici che riprendono “miracolosamente” vita. Con questa mostra e con questo monumentale impacchettamento, Christo torna trionfalmente nella cittài che lo aveva visto nascere come artista.


M.P.F.

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