mercoledì 15 aprile 2020

Henri Cartier-Bressono


Henri Cartier-Bresson
Le Grande Jeu


Palazzo Grassi – Punta della Dogana presenta un’esposizione sul fotografo Henri Cartier-Bresson (1908-2004), e in particolare sulla “Master Collection”, ma comunica al pubblico la chiusura dei propri spazi espositivi e del Teatrino in ottemperanza alle misure di contenimento del Covid-19.
Resta dell’evento lo splendido catalogo che rivela il percorso della mostra e le opere del grande fotografo.

Il volume “Henri Cartier-Bresson Le Grande Jeu “è edito da Marsilio.
All’inizio degli anni settanta del Novecento, su richiesta dei suoi amici e collezionisti John e Dominique de Menil, Henri Cartier-Bresson passa in rassegna le migliaia di stampe del suo archivio con l’idea di scegliere le opere più importanti e significative della sua carriera. Seleziona 385 fotografie e che, tra il 1972 e il 1973, vengono stampate nel suo laboratorio parigino di fiducia, in formato 30x40 e in 5 esemplari ciascuna. Da allora, il cosiddetto Master Set non è mai stato pubblicato integralmente.

In questa occasione straordinaria viene proposto nella sua integrità e nello stesso tempo il curatore Matthieu Humery ha riunito la fotografa Annie Leibovitz, il regista Win Wenders, lo scrittore Javier Cercas, Sylvie Aubenas, conservatrice e direttrice del dipartimento di stampe e fotografia della Bibliothéque national de France, e il collezionista Franois Pinault, e li ha invitati a scegliere a loro volta una cinquantina di immagini ciascuno, condividendo la propria visione personale della fotografia e la propria interpretazione dell’opera di questo grande artista.

Rinnovare e arricchire il nostro sguardo su Henri Cartier-Bresson attraverso quello di cinque personalità diverse ed eccezionali è la sfida del progetto espositivo Le Grand Jeu e di questa mostra e di questo irrepetibile catalogo che si compone di due parti: l’una a illustrare la scelta personale di ciascuno dei curatori con il loro testo inedito; l’altra che ripropone integralmente il Master Set, così come ideato da Cartier-Bresson.

Henri Cartier-Bresson è nato il 22 agosto 1908 a Chanteloup, nel distretto francese della Seine-et-Marne, figlio di una ricca famiglia di industriali, HCB seleziona nel 1973 per John e Dominique de Manil, collezionisti e mecenati francoamericani un gigantesco portifolio di 385 fotografie, che attraversa ogni fase della sua vita straordinaria, dall’incontro con i surrealisti che frequentava a Montparnasse sul finire degli anni ’20, alla scelta del fotogiornalismo, impegno politico compreso, dai ritratti, alle scelte di strada.
A sedici anni dalla scomparsa del maestro la sua raccolta definita Master collection torna a splendere nella cornice di Palazzo Grassi, a Venezia, fino al 22 gennaio 2021 (attualmente chiusa per il Covid-19) con un titolo più evocativo Le grand jeu, dichiarazione doppia, come vuole il gioco di parole caro ai surrealisti, perché jeu, gioco, diventa facilmente je, io.
Il grande gioco, il grande io, “giocare” al racconto di uno dei più celebri fotografi del Novecento, partendo da una varietà di punti di vista a loro volta d’autore, e “giocare” a specchiarsi nei riflessi di quest’opera meravigliosa e raccontare, ricordare qualcosa, o molto, di sé.

Apre la mostra Annie Leibovitz, lei che come Cartier-Bresson voleva diventare pittrice, ma all’Accademia di belle arti di San Francisco scopre lo sguardo di HCB, insieme a quello di Robert Frank, sceglie la macchina fotografica, e cinquant’anni dopo sceglie l’immagine scattata a Livorno nel 1933.
Giocando, la stessa fotografia è stata scelta da Sylvie Aubert, perché storicamente irrinunciabile, e da Franois Pinault, perché appartiene agli anni surrealisti di Cartier-Bresson e il Surrealismo è un movimento molto amato dal collezionista.
Wim Wenders ha sentito il richiamo di
Simiane-la-Rotonde, ma anche di una fotografia scattata a Dessau nel 1945, un bambino vestito del cappotto di un uomo, due età che si uniscono e solo chi ha vissuto la guerra può capire.
A Javier Cercas il merito di aver sentito il richiamo del Novecento, la folla che assiste all’incoronazione di Giorgio VI, perché l’evento non è l’ascesa al trono dell’ennesimo re, ma la nascita di una società di spettatori. Matthieu Humery sceglie una fotografia realizzata da Cartier-Bresson nel 1947 a Gallup, nel Nuovo Messico.
È una famiglia di nativi americani e nessuno all’epoca si interessava a loro. Quasi, quasi, del Jeu è sparito persino il Je.


M.P.F.

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