lunedì 13 aprile 2020

RAFFAELLO


Raffello oltre la mostra


Le Scuderie del Quirinale riaprono virtualmente le porte della mostra “Raffello, 1520-1483” con video-racconti, approfondimenti e incursioni nel backstage che attraverso i canali sociali, permettono di ammirare alcune tra le più belle opere esposte e presentano dettagli e curiosità sull’arte del pittore rinascimentale e sulla più grande rassegna mai tenuta finora.

Con l’hashitag è possibile ascoltare il racconto dei curatori e partecipare virtualmente agli incontri ospitati a palazzo Altemps prima dell’apertura al pubblico dell’esposizione. Da Silvia Ginzburg, che affronta il tema della giovinezza di Raffaello, ad Antonio Natali, che racconta il periodo fiorentino del pittore, fino ad Alessandro Zuccari, che ne approfondisce l’attività nella Capitale.

Tanti racconti offerti anche dai curatori della mostra e da importanti studiosi che, attraverso lo scorrere del video, approfondiscono le opere e le grandi tematiche relative all’arte di Raffaello. La serie introdotta dalla curatrice Marzia Faietti con “Qualche ragione, tra le tante, per amare Raffello”, Matteo Lanfranconi curatore e direttore di Scuderie del Quirinale, che comunica proprio dal punto in cui parte il percorso espositivo con “La morte di Raffello”.
A seguire, i co-curatori Francesco Di Teodoro e Vincenzo Farinella approfondiscono la Lettera a Leone X, il progetto di Villa Madama, il rapporto di Raffello con l’antico, con i suoi commentari e gli anni della gioventù, infine lo studioso Achim Gnann presenta una riflessione su “Raffaello e Giulio Romano”.
Dunque una grande mostra a Roma dedicata a Raffello Sanzio fino al 2 giugno 2020 alle Scuderie del Quirinale, per concludere le celebrazioni per l’artista a livello mondiale: protagoniste ne sono oltre 100 opere di mano dell’Urbinate mai riunite tutte insieme prima d’ora.

Una grande esposizione monografica, dedicata a Raffaello Sanzio, superstar del Rinascimento, nel cinquecentenario della sua morte, avvenuta a Roma il 6 aprile 1520 all’età di appena 37 anni.
Anche in termini di capolavori in prestito (oltre che di lavoro scientifico svolto), è stato determinante il contributo delle Gallerie degli Uffizi, con circa 50 opere delle quali oltre 40 dello stesso Raffello. Ma tanti altri musei di importanza internazionale hanno contribuito ad arricchire la rassegna con capolavori dalle loro collezioni.
L’esposizione, che trova ispirazione particolarmente nel fondamentale periodo romano di Raffello e che lo consacrò quale artista di grandezza ineguagliabile e leggendaria, racconta con ricchezza di dettagli tutto il complesso e articolato percorso creativo. Ne fanno parte creazioni amatissime e celebri in tutto il mondo, quali, solo per fare alcuni esempi, la Madonna del Granduca delle Gallerie degli Uffizi, la Santa Cecilia della Pinacoteca di Bologna, la Madonna Alba della National Gallery di Washington, il Ritratto di Baldassare Castiglione e l’Autoritratto con amico del Louvre, la Madonna della Rosa del Prado, la celebre Velata di nuovo degli Uffizi.  
Raffaello si formò tra il 1491 e il 1494 nella bottega del padre, il pittore Giovanni Santi, attivo per la corte dei Montefeltro. Una delle primissime opere fu l’affresco raffigurante la Vergine in casa Santi.
Dopo la morte di Giovanni (1494), Raffello entrò in contatto con Perugino, da cui derivò il suo stile iniziale e con cui rimase in contatto fino al 1498. In questi anni probabilmente intervenne nel ciclo di affreschi della Sala del Cambio a Perugia. Dal 1499 fu a Città di Castello con la bottega rilevata dal padre dove realizzò lo Stendardo della Santissima Trinità e la Pala di San Nicola da Tolentino (oggi smembrata in diversi musei).
Ad inizio del ‘500 era già tra gli artisti più richiesti in tutta l’Umbria e, dopo brevi soggiorni a Firenze e Roma, raggiunse l’amico Pinturicchio a Siena, dove realizzò alcuni cartoni per gli affreschi della Libreria Piccolomini. Nel 1504 dipinse il celebre Sposalizio della Vergine (Milano, Pinacoteca di Brera) e nello stesso anno si trasferì a Firenze, dove dipinse per lo più opere di devozione privata, come la Madonna del Cardellino e la Madonna Belvedere, e il ritratto quali Maddalena Strozzi, la Muta e la Dama col Licorno.
Nel 1507 realizzò la celebre Deposizione Baglioni per San Francesco al Prato di Perugia, che un secolo dopo Scipione Borghese fece rubare (Roma, Galleria Borghese). Nel 1508 Giulio II lo chiamò a Roma, dove rimase fino alla morte, creando i massimi capolavori tra cui le
Stanze Vaticane (Segnatura, Eliodoro, incendio di Borgo, Costantino) e la loggia di Psiche alla Farnesina. Divenne anche architetto della Fabbrica di San Pietro e progettò la Cappella Chigi in Santa Maria del Popolo e Villa Madama, Negli ultimi anni dipinse opere come la Fornarina e la Trasfigurazione,
Morì nel 1520, lasciando una fiorentissima bottega attiva sul territorio, la cui diaspora conseguente al Sacco di Roma nel 1527, porterà il raffaellismo in tutta Italia.
M.P.F.

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