giovedì 29 marzo 2018

IL NETTUNO


Il Nettuno:

Architetto delle Acque
Bologna
L’Acqua per la città
Tra Medioevo
e Rinascimento


In occasione della fine dei restauri alla fontana del Nettuno, Fondazione Carisbo e Genus Bononiae. Musei della Città presentano negli spazi dell’Oratorio e del Museo di Santa Maria della Vita, la mostra Il Nettuno: architetto delle acque. Bologna, l’acqua per la città tra Medioevo e Rinascimento, a cura di Francesco Ceccarelli ed Emanuela Ferretti. (catalogo Bononia University Press).

La mostra, realizzata con il coinvolgimento del Dipartimento di Architettura
 dell’ Università degli studi di Bologna, racconta al pubblico per la prima volta uno dei capitoli più affascinanti della storia della città di Bologna, quello della costruzione del sistema delle fontane pubbliche negli anni del rinnovamento del centro cittadino da parte di Papa Pio IV.


La fontana del Nettuno è il monumento iconico, che conclude una straordinaria stagione di interventi architettonici e idraulici di grandiosa portata, che ancora oggi qualificano l’area centrale della città e i suoi spazi pubblici.
L’acqua tornata a zampillare dopo i recenti lavori di restauro, è l’elemento principale della fontana. I meccanismi nascosti dietro al suo funzionamento, svelano una storia idraulica complessa e segreta, composto da un reticolo di acquedotti, canali e condotte che disegnano la città sotterranea, contribuendo a delineare un passaggio tanto invisibile quanto sorprendente.



L’invenzione di Bologna città delle acque, trova un significativo fondamento nei progetti del Cinquecento, realizzati proprio per sottolineare lo stretto collegamento tra città e acque. Il progetto espositivo in Santa Maria della Vita illustra, attraverso l’esposizione di opere, documenti e materiali selezionati, la genesi progettuale e gli sviluppi del sistema idraulico della fontana del Nettuno, partendo dal medioevo e dall’antichità romana fino ad arrivare agli interventi infrastrutturali rinascimentali.


La mostra illustra la storia idraulica bolognese, partendo dall’acquedotto romano di Bononia dal sistema idraulico a servizio della città medievale, con il canale di Reno, la Chiusa di Casalecchio, i canali urbani e i mulini, i pozzi pubblici e privati, fino a giungere ai grandi interventi infrastrutturali rinascimentali.

Per documentare le vicende medievali è stata esposta, tra gli altri la copia autentica della cosiddetta Secchia rapita, normalmente contenuta nella torre della Ghirlandina, sottratta nel 1325 a un pozzo bolognese in seguito alla battaglia di Zappolino e che dopo settecento anni ritorna simbolicamente a Bologna grazie al prestito concesso dai Musei Civici di Modena allo scopo di testimoniare l’importanza che l’acqua svolgeva nella vita quotidiana della città nel medioevo al punto da assurgere a prezioso trofeo di battaglia.

I pezzi selezionati per l’esposizione sono: statue, modelli, dipinti, disegni, incisioni e altro materiale grafico, libri, documenti archivistici provenienti da collezioni pubbliche e private, locali e nazionali.

Il percorso inizia con Statua di Ninfa elemento di fontana III sec. D. C.
La statua rappresenta una figura femminile, priva di testa, sdraiata sul fianco sinistro, le gambe incrociate l’una sull’altra, con avambraccio sinistro appoggiato su un grande vaso reclinato e il braccio destro, mancante, disteso sulla coscia, come lascia intendere l’area di frattura ben visibile in prossimità del ginocchio. Il volto doveva essere di prospetto rispetto allo spettatore. La figura è vestita di una leggera tunica, dalla quale traspaiono le forme del busto e dei fianchi, e di un himation, che avvolge le gambe e si allunga fino a coprire il braccio del vaso. L’ampio foro che attraversa longitudinalmente il vaso rende sicura l’attribuzione di questa scultura ad una fontana o ad un ninfeo.


Di grande fascino sono l’acquaforte di Nicolaus di Hogenberg  Cavalcata trionfale di Carlo V e Clemente VII  (Londra, British Museum) e l’incisione di Frans Hogenberg “Festeggiamenti in occasione di Carlo V a Bologna nel 1530 “ (Berlino, Staatsbibliothek).

Al di là del fondamentale significato storico e politico, la cerimonia di incoronazione di Carlo V a Bologna del 1530 si pone tra gli eventi più singolari anche per la storia dell’arte europea. Un <<celeberrimo trionpho>> che – incrociando la tradizione del cerimoniale, le consuetudini dell’effimero e rinnovate strategie comunicative – costituisce uno dei più riusciti esperimenti di unità delle arti visive mai condotti nel Cinquecento. Nell’ottica della falsificazione dei luoghi, trasformando, magicamente e simbolicamente, Bologna in Roma.
In piazza Maggiore lo spettacolo organizzato dal cerimoniere pontificio il 24 febbraio travalicò i confini del visivo per sfociare in una manifestazione dal carattere sinestetico. Al pubblico, infatti, non fu offerta solo l’ammirazione del corpo del re mediante la celebre passerella che univa San Petronio a palazzo Comunale, ma anche degustazione di cibo e vino. Nell’area antistante palazzo del Podestà, fra le ultime due campate verso palazzo d’Accursio, fu allestita infatti una scena memorabile, quasi un apparato performativo: un’équipe di cuochi imperiali era intenta alla cottura di un enorme bue dalle corna dorate farcito di cacciagione mentre dalla balaustra soprastante veniva lanciato del pane e a terra una fontana stillava, fino a notte inoltrata, vino bianco e rosso.

Con rara maestria e vivace enfasi descrittiva, questa porzione di festa è evocata nel documento figurativo ufficiale di marca asburgica destinato a veicolare pace e unità tra papa e imperatore: l’acquaforte in 40 fogli raffigurante la Cavalcata trionfale di Carlo V e Clemente VII, realizzata nel 1530 quasi certamente per Margherita d’Austria. La serie si conclude proprio con le notazioni di costume relative alla fontana, alla cottura del bue farcito e ai soldati imperiali che distribuiscono cibo al popolo. La scena della fontana, in particolare, è di rara felicità narrativa e rende bene il tumulto che si dovette creare.

La mostra si conclude con il dipinto Fontana del Nettuno di Giovanni Boldini, opera acquistata dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna nel 2007, è una delle rarissime vedute bolognesi del pittore ferrarese, realizzata durante il viaggio in Italia del 1910, quando lasciata Parigi per Venezia fece tappa a Bologna per visitare la sorella Veronica che risiedeva in città. Nella veduta è visibile sullo sfondo la facciata del palazzo Re Enzo su piazza Nettuno prima dei restauri rubbianeschi. Pur appartenendo alla tarda attività di Boldini, si tratta di un’opera di altissima qualità pittorica percorsa da un segno vivace che, attraverso studiati colpi di pennello, sembra dissolvere in puro movimento ogni forma.



Maria Paola Forlani

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