mercoledì 16 ottobre 2019

La Botanica di Leonardo


La Botanica di

Leonardo
Per una
Nuova scienza
Tra Arte
e Natura


Fino al 15 dicembre si è aperta al Museo di Santa Maria Novella la mostra La Botanica di Leonardo. Per una nuova scienza tra Arte e Natura. A cura di Fritjof, Stefano Mancuso, Valentino Mercati.  La mostra approfondisce le riflessioni di Leonardo da Vinci sulle forme e sulle strutture del mondo vegetale sottolineando la sua originale sintesi fra arte e natura e le caratteristiche del suo pensiero scientifico, che possiamo definire “universale” nello studio ampio e organico dei diversi ambiti del sapere.
Dalla fillotassi alla dendrocronologia, gli scritti e i disegni di Leonardo registrano infatti intuizioni di assoluto rilievo nella storia botanica, generate dal suo acuto spirito di osservazione e della sua continua attività sperimentale, che vanno a delineare una visione dinamica della scienza – ricca di implicazioni e riferimenti anche nella contemporaneità.

Negli anni sessanta del Quattrocento, quando il giovane Leonardo imparava i mestieri di pittore, scultore e ingegnere nella bottega di Andrea Verrocchio a Firenze, la concezione del mondo era ancora fortemente debitrice degli studi degli antichi – primo fra tutti, Aristotele – e della scolastica medievale. La scienza intesa come metodo empirico seguito per ottenere conoscenza sul mondo naturale, non esisteva “ [] prima farò alcuna esperienza, avanti ch’io più altre proceda, perché mia intenzione è allegare prima la sperien [zia] e po’ colla ragione dimostrare perché tale esperienza è costretta in tal modo ad operare; e questa è la vera regola come li speculatori delli effetti naturali hanno a procedere “ (Ms. E, f. 55r).

Cento anni prima di Galileo e Bacone, Leonardo sviluppò da solo un nuovo approccio empirico, che includeva l’osservazione sistematica della natura, il ragionamento logico e la matematica: caratteristiche principali, tutte queste, di quello che oggi è noto come metodo scientifico, Leonardo fu perfettamente consapevole del fatto che stava aprendo nuove strade, “So bene che per non essere io litterato, che alcuno presuntuoso gli porrà ragionevolmente potermi biasimare [] Gente stolta [] Or non sanno questi che le mie cose non più da esser tratte dalla sperienza che d’’altrui parola, la quale fa maestra di chi bene scrisse, e così per maeste [r] a la piglio e quella in tutt’i casi allegherò” (Cod. Atl., f, 327 v).

La scienza di Leonardo è una scienza di forme viventi, continuamente modellate da processi innati. Per tutta la sua vita egli studiò, osservò e raffigurò la natura: le rocce e i sedimenti della terra, plasmati dal tempo; la forma e la crescita delle piante, modellate dal loro metabolismo; l’ anatomia del corpo animale e del corpo dell’uomo in movimento.
Le pagine dei suoi celebri Codici, così dense di scritti e di disegni, testimoniano la profonda indagine del mondo naturale che Leonardo sviluppò nel corso della sua vita.
La natura intera è per Leonardo viva e vi sono strette corrispondenze fra modelli e processi. In particolare, sono frequenti le analogie tra l’anatomia umana e la struttura della terra, come in questo splendido passo:

Adunque, potren dire, la terra avere anima vegetativa, e che la sua carne sia la terra, li sua ossi sieno li ordini delle collegazione de’ sassi, di che si com [ p ]ongano le montagne, il suo terrume sono li tufi, il suo sangue sono vene delle acque; il lago del sangue, che sta di torno al core, è il mare oceano il suo alitare [] è il frusso e refrusso del mare; e ‘l caldo dell’anima del mondo è il foco, ch’è infuso (el) per la terra []
(Cod. Leicester, f.34r).

Le analogie tra microcosmo e macrocosmo risalivano alla filosofia antica e avevano attraversato il Medioevo, ma Leonardo le trattò come teorie scientifiche e le verificò con precisione, analizzandone l’effettiva validità e rispondenza. E seppure si trovò a riconoscere, in alcuni casi, che lo strumento dell’analogia non era una base adeguata per l’analisi del mondo, possiamo riconoscere facilmente nell’affermazione di Leonardo una anticipazione della contemporanea teoria di Gaia, che considera il pianeta come un sistema vivente che si auto-regola e si auto-organizza.

Al livello più profondo, Leonardo cercava sempre di comprendere il mistero della vita. Se fino a tempi recenti, la natura della vita era definita dai biologi soltanto in termini di cellule e di molecole (a cui Leonardo, vissuto due secoli prima dell’invenzione del microscopio, non aveva accesso), oggi si sta affermando nella scienza una nuova concezione sistematica della natura: una concezione declinata in termini di processi metabolici e dei loro modelli di organizzazione; e questi sono proprio i fenomeni che Leonardo ha studiato per tutta la vita. Le connessioni concettuali che collegavano, con la loro virtù unificante, la sua conoscenza di macro e microcosmo erano proprio i modelli di organizzazione della vita, le sue strutture organiche e i suoi processi fondamentali di metabolismo e crescita.

I temi principali della scienza di Leonardo erano i movimenti dell’acqua e dell’aria, le forme e trasformazioni geologiche della terra, la diversità botanica e i modelli di crescita delle piante, cui si aggiungeva un profondo interesse per il corpo umano.
Come negli altri campi d’indagine scandagliati da Leonardo, al centro dei suoi studi botanici troviamo due temi importanti: le forme organiche della natura e gli schemi di metabolismo e di crescita che ne sono la base. Agli inizi, l’obiettivo principale dei suoi disegni di piante e alberi era la realizzazione dei dipinti. Dopo il 1500 comparvero disegni di fiori, piante e paesaggi che alla maestria artistica abbinavano l’accuratezza scientifica, raggiungendo il culmine intorno al 1508-1510; e fu solo dopo il 1510 che i suoi studi botanici diventarono vere e proprie indagini scientifiche distinte dalla rappresentazione artistica.

All’inizio del Cinquecento la funzione della botanica era ancora meramente descrittiva e di supporto alle arti medicamentose, senza approfondire lo studio di tutte le piante (anche quelle non officinale) per se stesse. Come in molti ambiti, Leonardo portò il suo lavoro scientifico ben oltre il livello raggiunto dai suoi contemporanei: non solo rappresentò le piante in modo accurato; cercò anche di comprendere le forze e i processi che generano queste forme. In questi studi, spesso basati su osservazioni incredibili per il loro tempo, egli fu un pioniere nel considerare la botanica una scienza vera e propria.

M.P.F.

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