lunedì 21 ottobre 2019

VELENI E MAGICHE POZIONI


Veleni e Magiche Pozioni
Grandi storie di cure e delitti


Una archeologia e una esperta di storia della Farmacia insieme per andare alla radice di leggende, storie, tradizioni. Per dare un preciso senso a ciò che sembra favola, riconducendo alla scienza ciò che si ritiene puro frutto della fantasia popolare. Per scoprire che se veramente la Principessa avesse baciato il rospo, il bufonide le sarebbe effettivamente apparso come un aitante, giovane cavaliere.
In questa mostra, congiuntamente proposta dal Polo Museale del Veneto – Museo Nazionale Atestino, dall’Università degli studi di Ferrara e della città di Este, veleni, pozioni, medicamenti (a cura di Federica Gonzato e Chiara Beatrice Vicentini) vengono indagati lungo il loro più volte millenario stratificarsi.

Fino al 2 febbraio 2020, i visitatori che ad Este raggiungeranno il Museo Nazionale Atestino, scopriranno così che già nel Paleolitico, migliaia di anni fa, gli uomini sapevano cercare sostanze utili alla migliore sopravvivenza. Vengono sperimentate e tramandate sostanze che fanno bene e altre che fanno male. Dobbiamo giungere a Paracelso, quindi al primo '500, per definire il concetto del dosaggio, elemento che può fare di un farmaco un veleno o viceversa. E non è un caso se ancora oggi il simbolo dei farmacisti sia il caduceo, bastone alato con due serpenti che rappresentano l’uno la terapeutica, il secondo quella tossica, il veleno.

La mostra è una miniera di scoperte e curiosità. Si scopre ad esempio che il vasto uso di ocra nel Paleolitico dipendeva anche dalle proprietà antisettiche di quel materiale. Veniamo a conoscere come già dal Paleolitico ci si curasse il mal di denti con la propoli. Risalgono al Neolitico le prime evidenze dell’uso dell’oppio nell’ Europa continentale. Nell’ambito dei prodotti salutistici l’interesse scientifico, alla ricerca di nuovi rimedi sia in campo farmacologico che cosmetico, si è lentamente spostato dal regno vegetale verso quello animale con crescente attenzione verso veleni e tossine, in particolar modo di insetti, rettili e anfibi.

Lo studio di veleni di fonte animale, vegetale e minerale può spiegare scientificamente la nascita di miti e leggende.
Dai metallurghi dell’antichità, sottoposti ai fumi velenosi emessi dalla fusione e forse per questo deformi o ipovedenti, al mito della Medusa, alle streghe di età medievale-moderna, che si alimentavano di farine di graminacee infestate da Segale cornuta, Clviceps purpurea, un fungo ricco di alcaloidi con effetti allucinogeni (l’acido lisergico è precursore dell’LSD). Intossicazione scambiate con possessione demoniache.

Grandi storie di cure, ma anche delitti: fu la digitale, che ha dato vita in tempi moderni a farmaci del cuore, ad essere fatale nel 1329 a Cangrande della Scala (delitto volontario o errore nell’assunzione di una sostanza tossica?).
Nelle vetrine, accanto a rarissimi reperti archeologici, trovano spazio confezioni storiche di veleni e farmaci; importanti dipinti con immagini di magie e affiancano ad affiches storiche che pubblicizzano portentosi unguenti e medicamenti.

Altresì rare edizioni e manoscritti che trattano di una varietà di argomenti strettamente connessi: dalla magia, vista dai diversi profili, alla dottrina esoterica, ermetica e alchemica occidentale, alle streghe “lamiae” temute artefici di pozioni magiche e, al contempo, vittime della superstizione e delle persecuzioni dell’inquisizione che si avvaleva di compendi e manuali repressivi anch’essi esposti in mostra.

Di particolare rilievo la sezione con materiali provenienti dal Giappone che raccontano, in ottica diversa, una storia comunque analoga.
“Nostro obiettivo è – ribadiscono le curatrici – proporre al pubblico prospettive ed approcci diversi all’affascinante mondo dei veleni e della storia farmacopea, in riferimento alle varie epoche storiche, dall’antichità, lungo il medioevo e il rinascimento fino all’età odierna, ricostruendo il percorso di questo fondamentale aspetto della vita sociale attraverso le fonti scritte, le arti visive, fonti classiche e letteratura moderna, proponendo in mostra oggetti e riferimenti demoetnoantropologici che si legano strettamente

 alla storia del nostro quotidiano”.
La letteratura antica e moderna, e con essa il teatro e le arti più recenti, come il cinema e i film di animazione, hanno utilizzato in vari modi il veleno come efficace espediente per mutare il corso degli eventi e dare un’improvvisa svolta alla narrazione, cambiando le carte in tavola, confondendo lettori e spettatori e trattenerli ancor più nelle vicende.

M.P.F.

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